Per molti secoli, il Casale di Malborghetto è rimasto pressoché sconosciuto, tanto ai romani antichi quanto ai loro discendenti. Oggi, quando si osserva questa solida e imponente struttura medievale situata al diciannovesimo chilometro della via Flaminia a nord di Roma, può sembrare un semplice forte, ma in realtà si tratta di un notevole edificio romano. Grazie a recenti scoperte e ricerche, siamo ora in grado di datare questo sito con precisione ai primi anni del IV secolo d.C.
Attualmente, il casale funge da museo e ospita un distaccamento della Sovrintendenza dei Beni Culturali. Si trova all’incrocio di due antiche strade romane, che si incontrano proprio in quel punto: la via Flaminia (nota anche come via Trionfale) e la via Veientana. La prima, secondo le ricostruzioni più affidabili, attraversava l’edificio attuale, mentre la seconda collegava la Flaminia alla città etrusca di Veio, situata a circa venti chilometri da Roma.
Oggi può essere complicato, a prima vista, scorgere l’essenza del monumento romano all’interno della struttura della fortezza medievale. Quest’ultima, sebbene imponente, con dimensioni di 14,86 metri per 11,87 metri e un’altezza di 7 metri, nasconde sotto la sua facciata medievale un antico edificio romano. Questo ricorda l’Arcus Divi Costantini, più noto come Arco di Giano, situato al Velabro e menzionato nei Cataloghi Regionarii del IV secolo. È probabile che entrambi i monumenti siano stati costruiti nello stesso periodo.
Quale sarebbe il senso di erigere un arco monumentale in una località isolata, lontana sia da Ponte Milvio che da Saxa Rubra, se l’intento fosse quello di commemorare una battaglia? Questa scelta sembra decisamente incongrua, specialmente considerando che il sito dista diversi chilometri dai luoghi direttamente coinvolti nello scontro.
La domanda che ne deriva è: perché costruire un arco così imponente proprio sul luogo di un accampamento? Questa decisione risulta insolita e senza precedenti nella storia dell’architettura romana. È chiaro che qualcosa di significativo per Costantino deve essere avvenuto in quell’accampamento, al punto da giustificare la costruzione di un monumento grandioso per celebrare l’evento.
Le ricerche più recenti sull’Arco di Malborghetto, frutto in gran parte del lavoro del professor Gaetano Messineo, esperto del territorio Flaminio, hanno confermato le intuizioni di Toebelmann riguardo all’aspetto originale dell’arco. Ma ciò che è emerso come particolarmente rilevante è la conferma dell’ipotesi di Toebelmann che il monumento sorge effettivamente nel sito dove Costantino aveva stabilito il suo accampamento militare estivo, i cosiddetti castra aestivi.
Questi studi hanno portato molti ricercatori a suggerire che l’Arco di Malborghetto potrebbe avere una connessione con la presunta visione avuta da Costantino prima della battaglia del 28 ottobre 312. Questo ha offerto una nuova interpretazione sul motivo della costruzione del monumento, gettando nuova luce su un evento avvolto nel mistero, proprio come lo è l’esistenza di questo arco che si erge tra le colline erbose a nord di Roma.
tratto da: In Hoc Vinces di Bruno Carboniero e Fabrizio Falconi
“In hoc vinces” è un’opera storica redatta da Bruno Carboniero e Fabrizio Falconi e pubblicata da Edizioni Mediterranee. Questo saggio si propone di fornire una reinterpretazione più razionale e basata su recenti scoperte scientifico-astronomiche della celebre visione di Costantino, avvenuta nel 312 d.C., l’anno della vittoria contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio.