La Crypta Balbi

La Crypta Balbi

Quando si parla dell’area archeologica della Crypta Balbi, oggi visitabile attraverso l’omonimo museo che fa parte del circuito del Museo Nazionale Romano, si parla in realtà di un progetto archeologico di vaste proporzioni. Situata, infatti, lungo l’attuale Via delle Botteghe Oscure, per Crypta Balbi si intende un’estesa area che si estende lungo la già citata Via delle Botteghe Oscure e le vicine Via Caetani, Via dei Delfini e Via dei Polacchi.

L’intera area fu scavata a partire dagli anni ’40 del ‘900, quando si intervenne su un edificio cinquecentesco con l’interno di buttarlo giù per costruirne uno nuovo e moderno. A causa della guerra, e poi dei successivi vincoli, il progetto venne accantonato e gli scavi veri e propri cominciarono. Comunque sia, prima di parlare delle sorprese che ci riserba il Museo della Crypta Balbi, è tempo di scoprire l’origine di tale nome:

Crypta: nell’antica Roma il termine stava ad indicare solitamente un’area sotterranea o comunque porticata, che poi sarà riutilizzato in ambito ecclesiastico per indicare ciò che, solitamente, è posto al di sotto dell’altare maggiore di una chiesa. In questo caso si parla di crypta nel momento in cui si vuole far riferimento al grande portico posto lungo un lato del Teatro Balbo (di cui a breve parlerò), che poi nel corso del tempo fu ampiamente riutilizzato.

Balbi (di Balbo): Balbo era un solidale e amico di Augusto e, proprio nell’ambito di rinnovamento dell’Urbe promosso dal primo imperatore e da Agrippa, in qualità di edile, Balbo promosse la realizzazione di un grande teatro in muratura, il terzo della Roma antica. Di origini spagnole, Balbo sapeva bene che un edificio del genere avrebbe accresciuto la sua gloria personale, così come avrebbe giovato all’immagine di Augusto che, da vero renovator urbis, sarebbe stato in grado di dare nuovo lustro alla città di Roma. Il teatro sarà inaugurato nel 13 a.C., ma il complesso architettonico era di più ampio respiro. Addossato alla scena, infatti, Lucio Cornelio Balbo commissionò anche un’area porticata ed una serie di giardini. ottimi elementi per dare ai Romani un motivo in più per venire in quella zona, già ampiamente urbanizzata. Da ricordare che Balbo fu celebre a Roma, soprattutto a seguito del suo meritato trionfo, che lo vide sfilare per le vie dell’Urbe a seguito della sua straordinaria campagna in Africa. Durante le guerre contro la tribù dei Garamanti, infatti, pare che Balbo riuscì a penetrare nel Sahara per ben 550 km, arrivando inoltre a conquistare la capitale dei Garamanti, l’attuale Germa (in Libia).

La Crypta Balbi

Dopo aver compreso cosa si intende per Crypta Balbi, è giusto cominciare ad addentrarci nell’area museale che, tra le altre cose, espone ed ospita elementi che non hanno a che fare con la zona o con la storia del teatro antico. Parlo, ad esempio, degli affreschi medievali staccati dalle mura della Chiesa di Sant’Adriano, che fu nientemeno che l’antica Curia del Foro Romano ribattezzata e rinata come chiesa cristiana. L’interno della Curia fu diviso in navate, e le pareti furono affrescate. Nel corso del tempo gli affreschi vennero staccati, ed oggi alcuni di essi sono visibili qui, al museo. Ma alla Crypta Balbi ciò che colpisce sono le residue mura del grande teatro di Balbo, come già detto il terzo in muratura della Roma antica, di 90 metri di diametro e con una scena che, a vedere i resti archeologici, presentava delle raffinate colonne in onice a decorazione. Ma ciò che caratterizza l’intera area della Crypta Balbi, che come detto corrisponde alle vie sopra citate, all’attuale area di Largo Argentina ed a parte del Ghetto di Roma, è come essa sia stata riutilizzata e trasformata nel corso dei secoli.
C’è anche da dire come la Crypta Balbi sia intimamente legata all’edificio che, originariamente, era praticamente addossato al teatro: la “Porticus Minucia”, o “Minucia Frumentaria”. Costruita attorno all’80 d.C., quindi dopo il Teatro di Balbo, si trattava di una grande piazza porticata e lastricata in marmo in cui veniva date e suddivise le razioni gratuite di grano ai cittadini di Roma. Una sorta di mercato a cielo aperto fondamentale per i romani, che qui venivano per ricevere le donazioni che lo Stato concedeva loro. Ed ancora oggi, tra l’altro, passeggiando nelle zone sotterranee del museo, è possibile capire come si stia camminando tra l’antico teatro ed il portico della piazza del grano. Quando si dice che si cammina nel tempo e nella storia, allora la Crypta Balbi è l’esempio perfetto.

Non solo perché anche qui, alla Crypta Balbi, è facile capire la straordinaria stratificazione storica ed archeologica dell’intera area, che fu riutilizzata, e che dunque continuò a vivere, ben oltre la fine dell’Impero Romano d’Occidente. Per questa ragione, prima di conoscere meglio la collezione esposta al museo, è bene comprendere quale fu l’evoluzione storica e temporale della Crypta Balbi, partendo dal 13 a.C. quando, per l’appunto, Balbo finanziò la realizzazione del nuovo teatro dell’Urbe. Successivamente abbiamo:

V secolo d.C.: secolo dell’abbandono progressivo del teatro. Si può comprendere come l’enorme mole dell’edificio, con il suo grande porticato a ridosso della scena, fosse adatto ad essere riutilizzato. Già in epoca romana, ben prima della fine dell’Impero Romano d’Occidente, altri edifici furono addossati al teatro, tra cui insulae. Ma con l’avvento del V secolo che il teatro venne definitivamente abbandonato, e come tale fu riempito di rifiuti e scarti. Non è solo un modo di dire, poiché rilievi archeologici hanno mostrato una grande mole di rifiuti di vario tipo, anche di stampo fognario. Da tali resti, praticamente dopo l’abbandono del teatro, alcune sepolture furono installate in loco. I resti di tali necropoli e tombe, come scheletri umani, sono mostrati all’interno del Museo della Crypta Balbi.

La Crypta Balbi

Alto Medioevo (V – VIII secolo d.C.): a questo lasso di tempo appartengono le testimonianze archeologiche, ed i manufatti, di due edifici ben distinti. Il primo è una chiesa, quella di Santa Maria Domine Rose. Documenti dell’epoca e rilievi archeologici attestano come, soprattutto nell’area del grande porticato adiacente al teatro, qui fu edificata una chiesa con un convento annesso. Come in tutti gli edifici di uso simile dell’epoca, alla chiesa ed al convento vennero assimilati orti e giardini. Non solo questo, poiché camminando per l’area sotterranea del moderno complesso museale è possibile vedere i resti di una bottega artigianale. A darci la conferma vi sono, ancora oggi, resti di un bancone in marmo. Probabilmente questa attività era una taverna, o una osteria, poiché chiare sono le tracce di focolare ritrovate nel sito. E quando si parla di focolare, e dunque di fuoco, non si può dimenticare come nella Crypta Balbi fu installata anche una calcara. Qualcosa di molto comune nella Roma medievale e non solo, le calcare erano utilizzate per bruciare completamente materiali diversi come il marmo (soprattutto quello bianco) per poter così ottenere calcare o similari. Anche qui resti della calcara e del suo grande fuoco, come annerimenti su pareti o superfici, sono stati rilevati da archeologi.

Medioevo e Basso Medioevo (VIII – XVI secolo): nel corso del tempo molti furono i riusi della grande area occupata dal Teatro di Balbo e dal suo grande porticato. Agli edifici già esistenti vennero ad aggiungersi vari caseggiati popolari, ma anche abitazioni di ricche famiglie, come quella dei Mattei. A questi ultimi, ad esempio, fanno riferimento i palazzi rinascimentali che oggi sorgono in Piazza Mattei, uno dei cuori pulsanti del Ghetto di Roma. Non solo, poiché la Chiesa di Santa Maria Domine Rose cominciò a dotarsi anche di un ricovero per sbandati e per tutti coloro che richiedessero un aiuto, così come di un oratorio. Inoltre, a poco a poco, l’agglomerato di edifici privati aumentò di volume e superficie, tanto da divenire un tutt’uno ed essere unificato. In questo modo vide la luce il cosiddetto Castellum Aureum (detto anche Castellum Aureum). Ciò avvenne con l’unificazione dei caseggiati più fatiscenti e delle rovine di epoca romana preesistenti, che furono riutilizzate e riciclate per creare un complesso fortificato di chiara ispirazione ed estrazione medievale.

Rinascimento: nel XVI secolo l’intero complesso ecclesiastico di Santa Maria Domine Rose fu praticamente demolito in favore di una nuova chiesa, che prende oggi il nome di Santa Caterina dé Funari (dalla Via dei Funari in cui sorge). E’ interessante notare come la chiesa fu originariamente chiamata anche Sancta Maria Dominae Rosae o Sancta Maria in castro aureo. Entrambe le nominazioni derivano, come ora sappiamo, dalle preesistenti strutture che si trovavano in zona. Curioso, infine, notare come il vicino monastero era dedicato, in particolare, all’ospitalità delle cosiddette “Vergini Miserabili”. In parole povere delle zitelle, di coloro che, dunque, per un motivo o per un altro non erano riuscite a trovare marito.

Settecento: a questo secolo appartiene la Chiesa di San Stanislao dei Polacchi, punto di riferimento per tutta la comunità polacca di Roma sin dal passato. Come era uso la chiesa non era solo un luogo di culto, ma anche un rifugio ed un aiuto concreto per i polacchi della città.
A seguito di questa lunga stratificazione possiamo capire la straordinaria peculiarità della Crypta Balbi. Da uno dei pochissimi teatri in muratura dell’Urbe Caput Mundi sino a chiese cattoliche settecentesche. Siamo passati dai riusi e ricicli tipici dell’epoca medievale, come il castrum o la calcara, sino alle chiese, e relativi monasteri. Il tutto, sempre e comunque, ricostruendo e riprendendo lo spazio originariamente occupato dal grande teatro. Ed è anche interessante notare come, entrando nel museo, è possibile entrare in contatto con molti manufatti risalenti a tutte queste epoche. L’area museale è, fondamentalmente, divisa in tre piani: piano terra, secondo piano e sotterranei. In ognuno di essi abbiamo dei manufatti o degli elementi utilissimi per la comprensione della Crypta Balbi. Vediamoli assieme:

Crypta Balbi. https://www.facebook.com/MiBACT/photos/a.190659273710/10155858149273711/

Sotterranei: è nell’area sotterranea che è più facile entrare in contatto con la Roma antica. Ad esempio è qui, passeggiando tra arcate e mura in laterizio, che si può osservare un tratto di pavimentazione della Porticus Minucia, che affiancava il Teatro Balbo. Sempre qui osserviamo resti di una cisterna con relativi muri tramezzi su cui si aprono dei piccoli fori, utili per far passare l’acqua. Passeggiare in questo luogo sotterraneo significa, come spesso capita nell’Urbe, camminare nella storia vera e viva, toccando con mano elementi che fanno parte della vita comune, e del funzionamento degli edifici, della Roma antica. Ma le sorprese non finiscono qui! Sul lato ovest dell’area sotterranea è interessante notare i resti di una grande latrina di età guilio-claudia, costruita trasformando una zona a esedra del grande portico del teatro. E, per non farci mancare nulla, sempre qui nei sotterranei della Crypta Balbi sono anche riconoscibili resti di caseggiati del Basso Medioevo che, curiosamente ma non sorprendentemente, poggiano su pavimentazione alto medievale.

Piano Terra: è al piano terra che bellissime ricostruzioni digitali ci mostrano come era l’area in epoca romana, con il teatro e la “Porticus Minucia”. Abbiamo anche alcuni resti marmorei che attestano la bellezza e magnificenza di entrambi i monumenti.

Secondo piano: qui entriamo in un mondo che va dal V secolo d.C. in poi. Ad esempio, nell’eclettica collezione della Crypta Balbi che, ricordiamolo, racconta in realtà la storia di questo fazzoletto di Roma, abbiamo la possibilità di trovare monete in bronzo del V secolo, quando Roma era sotto il dominio degli Ostrogoti, che governarono l’Urbe della fine di quel secolo. Curioso notare come le monete furono trovate dentro la latrina, forse buttate per preservarle o farle sparire, chissà. O forse la latrina non era più tale, e magari fu trasformata in qualcos’altro. Sempre qui, in questa sezione del museo, possiamo vedere corpi rinvenuti nella necropoli del VI secolo d.C., o meglio i resti ossei di coloro che furono qui sepolti, all’ombra del grande teatro di Balbo. Addirittura c’è una grande anfora in terracotta con, all’interno, frammenti del cranio e non solo di un neonato. Negli ambienti successivi del museo sono riscontrabili altre testimonianze del passato torbido della Crypta Balbi, soprattutto nel periodo medievale. Si riconoscono anche le tracce lasciate da un incendio datato all’80 d.C., quando il teatro fu parzialmente colpito da un rogo. E, di conseguenza, sono oggi visibili anche alcuni rimaneggiamenti e restauri di quel periodo.

Si comprende, dunque, di come anche un museo poco noto di Roma, ed è un grande peccato, possa nascondere in realtà dei veri e propri tesori. Si comprende, una volta di più, di come il sottosuolo di Roma sia capace di narrare di epoche e vicende completamente diverse le une dalle altre, ma che alla fine si compenetrano andando a formare una stratificazione storica magnifica che merita solamente di essere vissuta ed osservata. Qui alla Crypta Balbi ci viene mostrata l’evoluzione archeologica di un’area di Roma, che va dall’Urbe dei Cesari a quella settecentesca (anche se ovviamente qualche rimaneggiamento e cambiamento ci fu anche nei secoli a noi più prossimi). Abbiamo un teatro, un grande portico, latrine e necropoli, chiese e monasteri, caseggiati e palazzi. Tutto ciò attesta che Roma, effettivamente, è un tesoro tutto da scoprire.

Gianluca Pica

Foto anteprima: Museo nazionale Romano

Share