Costruita tra il 18 e il 12 a.C. come sepolcro per Gaio Cestio Epulone, membro dei septemviri epulones, uno dei quattro collegi religiosi più influenti dell’antica Roma, la Piramide Cestia è un esempio evidente dell’influenza dello stile egizio che permeò il mondo romano, estendendosi anche alle strutture funerarie.
È probabile che questa particolare tendenza sia emersa in seguito alla recente annessione dell’Egitto come provincia romana nel 30 a.C., suscitando un interesse speciale per la cultura egizia. La Piramide Cestia sorge su una base quadrata con un lato di 30 metri e raggiunge un’altezza di circa 37 metri. Costruita principalmente in calcestruzzo e rivestita esternamente con lastre di marmo, oggi si trova vicino a Porta San Paolo e al cimitero acattolico. La piramide è un esempio di costruzione rapida: una lastra sul lato est ricorda che fu completata in meno di 330 giorni, un termine che Gaio Cestio impose esplicitamente nel suo testamento agli eredi, pena la perdita della considerevole eredità in caso di mancato rispetto dei tempi di costruzione.
Per secoli, il sepolcro di Gaio Cestio rimase isolato, dominando con la sua imponente struttura l’antica Via Ostiensis. Originariamente, era circondato da un recinto in blocchi di tufo, con quattro colonne agli angoli e due sculture raffiguranti il defunto ai lati dell’ingresso. Alla fine del III secolo, la piramide fu inglobata nelle Mura Aureliane, diventando parte integrante del sistema difensivo. Questo incorporamento contribuì a preservare il monumento dalle frequenti spoliazioni di marmo che colpirono molte altre strutture romane nel corso dei secoli. Sui lati est e ovest della piramide si trova una doppia iscrizione che recita: “C(aius) CESTIUS L(uci) F(ilius) EPULO, POB(lilia tribu), PRAETOR, TRIBUNUS PLEBIS, (septem)VIR EPULORUM” (Caio Cestio, figlio di Lucio, della tribù Poblilia, pretore, tribuno della plebe, settemviro degli epuloni).
Nel Medioevo, la Piramide Cestia fu erroneamente identificata come la Meta Remi, ritenuta la tomba di Remo, fratello gemello di Romolo, collegata a un’altra piramide, nota come Meta Romuli, che somigliava per aspetto e fu demolita nel XVI secolo da papa Alessandro VI per fare spazio a una nuova strada. Un importante restauro fu intrapreso nel 1663 per volere di papa Alessandro VII, durante il quale furono rinvenuti i basamenti delle due statue dedicate a Cestio e venne scavata un’apertura che rivelò la camera sepolcrale, purtroppo già saccheggiata dai tombaroli. L’interno del sepolcro è coperto da volte a botte e decorato con affreschi raffiguranti figure femminili e motivi ornamentali, che il tempo ha quasi completamente cancellato.