19 marzo – Celebrazione dei Quinquatria e Periodo Minervale

Quinquatria

I Quinquatria erano una festa celebrata nell’antica Roma in onore della dea Minerva e della consacrazione di Marte alle armi. Questa festività si teneva il 19 marzo, ma non si è certi della sua effettiva durata. Secondo Marco Terenzio Varrone, il nome della festa era ispirato dal fatto che venisse celebrata il quinto giorno dopo le idi di marzo.

Ovidio, invece, afferma nei suoi Fasti che il nome Quinquatria derivasse dal fatto che la celebrazione durasse cinque giorni (da quinque, appunto). Con ogni probabilità però, solo il primo giorno (il 19 marzo) era il vero e proprio Quinquatria, mentre gli altri quattro vennero aggiunti solo successivamente nell’epoca di Giulio Cesare, per far divertire i cittadini romani. Ciò sembra suffragato dal calendario romano antico, che segna chiaramente questa celebrazione solo per il giorno 19.

La festa era in onore di Marte e di Nerio. Quest’ultima era forse una dea di origine sabina e in connessione al matrimonio (sicuro e felice), motivo per il quale venne associata a Venere. La tradizione racconta che venne invocata da Ersilia, figlia di Tito Tazio e sposa di Romolo, per portare la pace fra il suo popolo e quello dei romani.

Come divinità guerriera ma benigna, che non conosceva il furore e l’odio della guerra, dalla tradizione etrusco–italica venne associata a Minerva; il 19 Marzo, data vicina all’equinozio di primavera da lei presieduto, venne indicato come suo dies natalis. Secondo una tradizione, in questo giorno incominciava un periodo sacro di cinque giorni. Nel primo, festivo per gli artigiani, non si svolgevano giochi violenti, cominciava la scuola e venivano pagati gli insegnanti (con un salario chiamato minerval). Come divinità delle Arti Minori le rendevano omaggio anche gli appartenenti ad altri mestieri (medici, tintori, calzolai, pittori, scultori e gli indovini). Negli altri quattro giorni invece, venivano organizzati giochi gladiatori e agoni tra poeti. Un altro periodo festivo a Giugno, detto Quinquatrus minusculus, era dedicato sempre a Minerva e ad omaggiarla erano soprattutto i flautisti.

Alle pendici del Celio si trovava un tempietto, innalzato nel 214 a.C. da Furio Camillo, dedicato a Minerva Capta, non nell’accezione di prigioniera, ma legata alla città in quanto sua divinità protettrice.

Questo era il terzo giorno del mese in cui i Salii, nel Comitium, compivano la loro danza rituale in onore di Marte, alla presenza dei pontefici e dei tribuni celerum, (i comandanti della cavalleria). Forse, in questo giorno avveniva anche una lustratio delle armi prima delle guerre (anche perché la festività dell’armilustrium che prevedeva rituali di purificazione delle armi al termine della stagione della guerra, cadeva il 19 Ottobre, esattamente sette mesi dopo).

Dall’età di Cesare in poi, nei giorni successivi dedicati al Quinquatria, venivano organizzati spettacoli di gladiatori. Il quinto giorno (23 marzo) era dedicato alla purificazione delle trombe di guerra, le tubae, ma sembra che si trattasse di un rituale originariamente distinto dal Quinquatria e aggiunto solamente in seguito. Con Domiziano, l’ultimo imperatore della dinastia dei Flavi, la celebrazione del rito venne spostato nella sua villa, nei pressi dei Colli Albani. La festa aveva in programma gare di oratoria e di poesia, battute di caccia e spettacoli teatrali.

Sebbene il 19 marzo fosse considerato dai Romani un giorno sacro, Nerone durante questa festa, nel 59 d. C., tentò di assassinare sua madre Agrippina, non riuscendoci. Vi erano anche le Minusculae Quinquatrus, che si svolgevano il 13 giugno, durante le quali erano invece i flautisti ad onorare Minerva.

Quinquatria

Minerva and the Triumph of Jupiter (1706) by René-Antoine Houasse


BIBLIOGRAFIA

  • Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
  • Aulo Gellio, Noctes Atticae, libro XIII;
  • Giovanni Lido, Liber de mensibus, IV;
  • Ambrodio Teodosio Macrobio, Saturnalia, III;
  • Ovidio Nasone, Fasti, libro III;
  • Marco Terenzio Varrone, De lingua Latina, libro V.
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