Il Ludus Magnus, la più importante scuola gladiatoria di Roma, venne istituita dall’imperatore Domiziano (81-96 d.C.) in un’area situata tra i colli Esquilino e Celio, dove in precedenza sorgevano edifici risalenti all’epoca repubblicana e augustea. I resti attualmente visibili appartengono a una fase di ricostruzione successiva del complesso, generalmente attribuita all’imperatore Traiano (98-117), che comportò un innalzamento del livello del Ludus di oltre un metro.
I resti del Ludus Magnus furono scoperti nel 1937, e successivamente l’intera struttura venne esplorata. La sua esistenza e il periodo di costruzione erano già conosciuti grazie a fonti antiche e alla planimetria ricostruita da alcuni frammenti della Forma Urbis, una mappa marmorea della città risalente all’età severiana (inizio del III secolo d.C.). Tuttavia, la precisa localizzazione del Ludus Magnus nella topografia della Roma antica rimaneva incerta.
Questo complesso gladiatorio fu edificato nelle immediate vicinanze dell’Anfiteatro Flavio (Colosseo), poiché la sua funzione era strettamente legata agli spettacoli che vi si svolgevano. Per facilitare i collegamenti, venne realizzata una galleria che collegava direttamente il Ludus Magnus al Colosseo: partendo dai sotterranei dell’arena, la galleria, con una larghezza di circa 2,17 metri, arrivava al Ludus all’altezza dell’angolo sud-occidentale.
Al centro del complesso, strutturato su due o tre livelli, si trovava un’arena ellittica dove i gladiatori si allenavano. Questa arena era circondata da una piccola cavea con gradinate, che poteva ospitare un numero limitato di spettatori. La cavea era inserita in un quadriportico di circa 100 metri per lato, con colonne in travertino, attorno al quale si trovavano ambienti perimetrali destinati all’alloggio dei gladiatori e ai servizi legati agli eventi.
Oggi, i resti del colonnato consistono in poche tracce di travertino, situate nei punti dove originariamente sorgevano le colonne. Il cortile centrale, occupato dall’arena, era una replica in scala ridotta di quella del Colosseo, con un rapporto di 1:2,5, e ne rimane visibile una parte della curvatura. È probabile che vi si svolgessero anche rappresentazioni aperte al pubblico, e la cavea, accessibile tramite scale esterne, poteva accogliere fino a 3000 spettatori.
Nell’angolo nord-ovest del quadriportico si trova una delle quattro piccole fontane triangolari, recentemente restaurata. Queste fontane erano collocate negli spazi tra il muro curvo della cavea e il colonnato, e i resti di una di esse consistevano in un nucleo di calcestruzzo racchiuso tra due pareti convergenti ad angolo acuto. Molte delle strutture in laterizio, che un tempo erano rivestite con lastre di marmo, vennero successivamente spogliate, come accadde per gran parte degli edifici di epoca romana.
Gli ingressi al Ludus Magnus si trovavano lungo gli assi principali dell’edificio, con l’accesso principale situato su via Labicana, al centro del lato nord. Questo ingresso, probabilmente riservato alle autorità, era in corrispondenza di una tribuna d’onore decorata. La fine delle attività nel Ludus Magnus coincise con la cessazione dei giochi gladiatori nel Colosseo; a partire dal VI secolo, il complesso non fu più mantenuto, e successivamente nell’area cominciarono a sorgere numerose chiese, mentre la popolazione di Roma andava progressivamente diminuendo.
Gli altri ludi realizzati durante il regno di Domiziano furono:
- Ludus Dacicus: originariamente destinato ai prigionieri delle campagne militari di Domiziano in Dacia. Secondo un frammento della Forma Urbis Severiana che ne mostra una raffigurazione, il Ludus Dacicus sembra essere stato situato tra le Terme di Traiano e il Ludus Magnus, a nord di quest’ultimo, oltre la via Labicana.
- Ludus Gallicus: presumibilmente riservato ai gladiatori di origine gallica, la sua esatta posizione rimane incerta.
- Ludus Matutinus: utilizzato per l’addestramento finalizzato alle venationes, i combattimenti con animali che si svolgevano all’alba. Si ipotizza che fosse situato tra il tempio del Divo Claudio sul Celio e l’antica via del Vicus Capitis Africae. Durante scavi effettuati nel 1938, furono trovate le fondazioni ellittiche della cavea, suggerendo che potrebbe essere stato costruito sopra una struttura più antica, forse identificabile con il Ludus Bestiarius menzionato da Seneca.