La Forma Urbis Severiana

All’interno di una delle aule del Tempio della Pace, commissionato da Vespasiano e completato sotto il regno di Domiziano, si trovava una vasta mappa marmorea della città di Roma, conosciuta come Forma Urbis Severiana, o Forma Urbis Romae. Questa rappresentazione topografica risale all’epoca di Settimio Severo, tra il 203 e il 211 d.C. La mappa aveva dimensioni impressionanti, con una larghezza di circa 18 metri e un’altezza di 13 metri, corrispondenti a 43 x 61 piedi romani, ed era costituita da circa 150 pannelli rettangolari di marmo. Questi pannelli erano disposti in undici file, alternando l’orientamento verticale e orizzontale, e l’incisione delle lastre fu eseguita dopo che erano state fissate al muro tramite appositi ganci di sostegno.

Il muro del Tempio della Pace, sul quale erano fissate le lastre marmoree, venne successivamente riutilizzato nel 530 per la costruzione della Basilica dei SS Cosma e Damiano. Questo intervento ha permesso di preservare la parete originaria, sulla quale sono ancora visibili i fori utilizzati per ancorare i pannelli marmorei. Si ritiene che la mappa, nota come Forma Urbis, sia stata realizzata in occasione della ristrutturazione di alcune parti del Tempio della Pace, gravemente danneggiate dall’incendio del 192 d.C. Si suppone inoltre che la Forma Urbis abbia sostituito una precedente mappa marmorea di Roma, probabilmente commissionata da Vespasiano, l’imperatore che ideò il complesso monumentale. Questa mappa, realizzata con una scala di 1:240, aveva un orientamento diverso da quello attuale, con la parte sud-est rivolta verso l’alto. Rappresentava con grande precisione tutti gli edifici della città di Roma, compresi colonnati e scale interne.

Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=31967784

La versione della Forma risalente all’epoca flavia era orientata secondo la suddivisione regionale serviana, seguita dall’ordine progressivo delle regioni augustee. Con la revisione severiana, l’orientamento della mappa fu ridefinito prendendo come riferimento centrale l’asse maggiore del Circo Massimo, che insieme alla Via Appia e al Settizonio costituiva il fulcro principale della rappresentazione. Questa scelta è evidente soprattutto nei frammenti che delineano il Circo Massimo, dove la didascalia, composta da lettere di grandi dimensioni, è posizionata verticalmente lungo il suo asse maggiore. Questo schema si ripete per tutti i monumenti il cui asse principale è parallelo a quello dominante della mappa. Le altre didascalie erano orientate orizzontalmente o leggermente obliquamente per facilitarne la lettura a chi osservava la pianta dalla piazza del Forum Pacis (Tempio della Pace).

I frammenti giunti fino a noi permettono di datare la mappa a un periodo successivo al 203 d.C., in quanto vi è rappresentato il Settizonio. Inoltre, si può escludere una data posteriore al 211 d.C., anno della morte di Settimio Severo, poiché su alcuni frammenti è presente un’iscrizione che menziona Settimio Severo e suo figlio Caracalla come imperatori, mentre l’assenza di qualsiasi riferimento a Geta, figlio minore di Settimio Severo associato al trono nel 209 d.C., suggerisce che la mappa sia stata realizzata prima di questa data.

Di daryl_mitchell from Saskatoon, Saskatchewan, Canada – Santi Cosma e Damiano, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=40680924

La Forma Urbis Severiana era una rappresentazione marmorea della pianta ufficiale di Roma, basata su una mappa originale redatta su papiro, probabilmente conservata nella stessa stanza che fungeva da ufficio catastale. Questo ufficio registrava tutti i dettagli relativi alle proprietà degli edifici, compresa la documentazione e le misurazioni. Di questa imponente mappa di Roma antica, ci sono pervenuti circa un migliaio di frammenti, pari a circa il 10-15% dell’opera complessiva. I primi frammenti furono rinvenuti durante i lavori di restauro della chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, ordinati da Papa Pio IV e diretti dall’architetto Giovanni Antonio Dosio tra il 1559 e il 1565, nell’orto del duca Torquato Conti, situato tra la via Alessandrina, via in Miranda e la basilica di Costantino. Si ritiene che all’epoca alcune lastre fossero ancora fissate al muro, ma vari frammenti andarono persi prima che l’opera fosse definitivamente collocata in un museo.

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