Arco degli Argentari

Nei pressi della chiesa di San Giorgio al Velabro si trova il famoso Arco degli Argentari, erroneamente definito “arco” dal momento che si tratta di una porta architravata. L’arco fu eretto nel 204 d.C nel luogo in cui il vicus Jugarius si immetteva nel Foro Boario ovvero dove a Roma oggi si trova Piazza della Bocca della Verità.
Si tratta di una dedica fatta dagli argentarii, cioè i banchieri, all’imperatore Settimio Severo e a Caracalla, alle loro rispettive consorti Giulia Domna e Flavia Plautilla e a Geta; di questi ultimi due personaggi, immortalati sul monumento da statue e rilievi, furono in seguito cancellati nome ed effigi in quanto condannati alla damnatio memoriae dopo la morte.

Di MM (Massimo Baldi} – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=476403
L’Arco degli Argentari è alto 6,15 m e il relativo passaggio è largo 3,30 m, sostenuto da pilastri con gli angoli decorati; uno di essi, quello orientale, venne per metà inglobato nel VII secolo nella vicina chiesa di San Giorgio al Velabro. La struttura è rivestita di lastre di marmo bianco, tranne il basamento in travertino. La dedica si trova sulla fronte meridionale ed è circoscritta da un bassorilievo in cui vi è raffigurato Ercole con un genio. Dentro il passaggio, sul lato orientale, troviamo Settimio Severo e Giulia Domna, mentre su quello occidentale c’è Caracalla; vi erano, ovviamente, anche le figure di Geta (a est) e di Plautilla e Plauziano (a ovest) che però furono abrase e cancellate per sempre per il motivo sopracitato. Nella parte esterna troviamo delle raffigurazioni di soldati e di barbari, mentre sulla parte frontale una figura in tunica corta. Sulla parte superiore si trovano aquile che reggono ghirlande; nella parte inferiore, scene sacrificali.
Durante il Medioevo, complice il parziale inglobamento, il monumento resistette al passare dei secoli e alle espoliazioni. In quell’epoca si diffuse la leggenda metropolitana riguardante un fantomatico “tesoro degli Argentari”, che suscitò le curiosità di molti avventori nei secoli successivi. Attualmente gli zoccoli di travertino, su cui poggiano i pilastri dell’arco, sono interrati di circa 1 metro rispetto al livello stradale.