Nell’area del Foro Boario, situata lungo le rive del Tevere tra il Campidoglio e l’Aventino, sono giunti fino a noi due templi risalenti all’epoca repubblicana. In origine, durante le epoche arcaica e regia, questa zona serviva come punto di raccolta e stoccaggio del sale proveniente dalle foci del fiume. Successivamente, si trasformò in un importante mercato, in un’area che corrisponde all’attuale Piazza della Bocca della Verità.
Il Tempio della Fortuna Virile, più correttamente dedicato a Portuno, il dio protettore del porto Tiberino e custode delle porte, risale originariamente al IV o III secolo a.C. L’attuale configurazione è il risultato di restauri avvenuti nel III secolo a.C. Si tratta di un tempio tetrastilo, con quattro colonne sul fronte, e pseudoperiptero, con colonne parzialmente addossate alla cella e dimezzate nella loro sezione.
Il tempio si erge su un alto podio accessibile frontalmente e riflette una precisa organizzazione dello spazio architettonico. Le colonne del pronao e quelle agli angoli della cella sono realizzate in travertino, mentre le restanti sono in tufo proveniente dall’Aniene. Probabilmente, le parti in tufo erano originariamente rifinite con intonaco per simulare l’effetto del marmo. In questa struttura, le colonne assumono un ruolo principalmente decorativo piuttosto che strutturale.
Nel IX secolo, il tempio fu trasformato in una chiesa cristiana, prima nota come Santa Maria Secundicerii e successivamente come Santa Maria Egiziaca. L’aspetto originario del tempio fu restaurato nel 1916. Il culto di Portuno era gestito da uno dei dodici flamini minori, il flamine portunale, e la festività dedicata al dio, chiamata Portunalia, si celebrava il 17 agosto. Durante queste celebrazioni, secondo alcune fonti, si gettavano chiavi nel fuoco, mentre altre indicano che le chiavi venivano portate al Foro per un sacrificio di espiazione.
Il Tempio di Ercole Vincitore, spesso erroneamente identificato come Tempio di Vesta (da non confondere con il vero Tempio di Vesta nel Foro Romano), è caratterizzato da una pianta circolare e da una struttura monoptero periptera, con 20 colonne scanalate di ordine corinzio. Questo tempio risale alla fine del II secolo a.C., con importanti modifiche apportate durante l’epoca tiberiana. Originariamente realizzato in marmo pentelico proveniente dalla Grecia, il tempio oggi manca della sua trabeazione e della copertura originaria. La sua progettazione è attribuita a Ermodoro di Salamina, un architetto greco, mentre la statua, ormai perduta, che un tempo si trovava nella cella, sarebbe opera dello scultore greco Skopas Minore, come suggerito da un frammento ritrovato nelle vicinanze del tempio.
Durante il Medioevo, l’edificio fu consacrato e dedicato a Santo Stefano delle Carrozze nel 1132, e successivamente trasformato nel XVII secolo nella chiesa di Santa Maria del Sole, il che ne ha garantito la conservazione fino ai giorni nostri. Il tempio, che simboleggiava la potenza del ceto equestre, sorgeva nei pressi del Tempio di Ercole Invitto, dal quale prese ispirazione sia nella forma sia nella scelta della divinità.
Nell’area del Foro Boario esistevano altri due importanti edifici di culto: il santuario dedicato alla Fortuna e alla Mater Matuta, oggi scomparso, e l’antico altare dell’Ara Massima di Ercole, di cui si conservano resti del podio all’interno della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin.