Il fascino immortale di San Clemente

Il fascino immortale di San Clemente

Sigmund Freud paragonò una volta Roma a una entità psichica. Se davvero, come suggerito dal padre della psicanalisi, dovessimo considerare Roma come una serie di strati psichici sovrapposti, simili alla mente di un uomo, i sotterranei delle chiese dell’Urbe offrirebbero un potente esempio di questo descensus ad inferos, un viaggio interiore che ciascuno è destinato a compiere, volontariamente o meno, nel corso della propria vita.

Tra tutti i luoghi di Roma, forse nessuno incarna questo concetto meglio della straordinaria Basilica di San Clemente, la cui storia si estende per quasi duemila anni. Costruita prima del 385 d.C. e dedicata a San Clemente, il terzo papa dopo San Pietro, la basilica è composta da due chiese sovrapposte, che a loro volta poggiano su antiche strutture romane di epoca post-neroniana, anch’esse stratificate. La chiesa superiore, accessibile oggi dall’ingresso laterale in via San Giovanni in Laterano, risale al XII secolo e fu costruita per volere del cardinale Anastasio, che ne fu il titolare tra il 1099 e il 1121.

Il sontuoso interno a tre navate della Basilica di San Clemente è difficile da descrivere, tanto è ricco di tesori artistici. Tra questi spiccano la Schola Cantorum del XII secolo e il magnifico recinto marmoreo con plutei e transenne decorati con lo stemma di papa Giovanni II (532-535 d.C.). Nella navata centrale, il grandioso mosaico del Trionfo della Croce nell’abside cattura immediatamente l’attenzione, così come i celebri affreschi di Masolino da Panicale, risalenti al 1431, che adornano la Cappella di Santa Caterina.

Scendendo alla chiesa inferiore, accessibile dalla sagrestia, si trovano affreschi ancora più antichi e di inestimabile valore, risalenti al IX secolo d.C., tra cui la famosa Leggenda di Sant’Alessio, che narra la storia di un uomo che, dopo aver abbandonato la casa il giorno delle nozze, torna anni dopo, pentito, per chiedere ospitalità al senatore Eufemiano, affidando infine il racconto della sua vita al Papa.

Procedendo verso le antiche absidi, sia della basilica inferiore che di quella superiore sovrapposta, si scende ancora più in profondità, fino a raggiungere le costruzioni romane dell’epoca imperiale. Qui si possono ammirare due stanze decorate con nicchie e stucchi, e il celebre Mitreo, un santuario dedicato alle divinità orientali, al cui centro si erge un’ara marmorea decorata con rilievi raffiguranti le diverse fasi del culto mitraico.

Scendendo ancora più in profondità nella Basilica di San Clemente, si può percepire il suono dell’acqua che scorre nelle viscere della terra, i cui riflessi brillano nell’oscurità più profonda. Quando si arriva al di sotto del livello del mitreo, il cuore ancestrale che giace sotto la basilica, è naturale associare questo viaggio sotterraneo a un’esplorazione del proprio mistero interiore. Strato dopo strato, discesa dopo discesa, si può ripensare all’analogia di Freud, secondo cui ognuno di noi è destinato a scoprire parti di sé inaspettate o sconosciute.

Queste rivelazioni interiori avvengono spesso in risposta a eventi esterni imprevedibili: crisi, lutti, innamoramenti, conflitti, passioni o dolori profondi. In quei momenti, ci sembra che un altro sé prenda il sopravvento, ma in realtà non è altro che una parte di noi stessi che emerge, proprio come quelle zone oscure e inaccessibili della Basilica di San Clemente. Esplorare questi territori interiori, simili a quei pericolosi reticoli sotterranei che collegano i resti e gli strati della Roma antica, è un compito difficile, ma non impossibile.

Questi territori labirintici e ombrosi sono costituiti da pietre e rovine che, a loro volta, fungono da fondamenta. L’equilibrio è estremamente delicato: l’armonia tra il pieno e il vuoto permette all’edificio di rimanere sospeso, proprio come accade per l’individualità umana. Quando si verifica uno smottamento, tutto rischia di crollare, rendendo necessario un intervento di restauro, l’aggiunta di ponti, travi e strutture di sostegno.

Anche se siamo noi a muoverci in questi spazi, e anche se quelle zone oscure, quei recessi nascosti dal sole, sono anch’essi parte di noi, molti credono che nel nostro angolo più remoto e profondo abiti qualcosa di diverso, qualcosa di altro.

Questa è la grandezza di Roma. È ciò che la rende unica al mondo, capace di parlare direttamente al cuore di ciascuno di noi.

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