L’Isola Tiberina

La tradizione dell’isola urbana del Tevere, chiamata inter duos pontes nella Forma Urbis Severiana, voleva che si fosse formata quando il popolo, al momento della cacciata dell’ultimo re, Tarquinio il Superbo, riversò nel fiume i fasci di spighe del grano mietuto a Campo Marzio, appartenuti al re. Gettate insieme a tutte le ceste nel fiume e accumulatesi per la grande quantità e per il basso livello dell’acqua dei mesi estivi, esse avrebbero formato il primo nucleo della piccola isola, anche se alcuni studi proverebbero che essa ha origini assolutamente precedenti all’evento e che nacque in realtà, naturalmente, in un punto in cui il letto del fiume si allarga e la forza della corrente si attenua.

Di straordinaria importanza in età arcaica, perché, facilitando il passaggio del Tevere, univa le strade provenienti dalle fertili terre agricole del sud e dalle ricche regioni minerarie dell’Etruria al nord, l’isola Tiberina dovette essere fra le cause determinanti del sorgere o, quanto meno, dell’affermarsi, della città stessa, nata sui colli ma in prossimità di quel facile guado.

Isola Tiberina

Di Nicholas Hartmann – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=97353466

Arginata da un grosso muro, l’isola fu rettificata e sagomata artificialmente in modo da imitare la forma di una nave con un piccolo obelisco al centro che, a guisa di «albero» accentuava quella somiglianza. Nel 291 a.C. vi fu fondato il Tempio di Esculapio e da allora tutta l’isola acquistò un carattere prevalentemente sacro, anche se fu considerata sempre ufficialmente al di fuori della città vera e propria. Dedicato al dio della medicina, il tempio di Esculapio era circondato da portici che ospitavano i pellegrini malati venuti ad impetrare la guarigione e questa funzione, in definitiva, l’isola ha singolarmente conservato fino ai nostri giorni per la presenza in essa, proprio nel sito del tempio di Esculapio, di un ospedale moderno.

Nella parte settentrionale, situati oggi fra le fondamenta dell’Ospedale Fatebenefratelli, si trovavano alcuni santuari legati ai culti di Fauno e Veiove, un sacello per Iuppiter Iuralius (garante dei giuramenti), oggi sostituito dalla chiesa di San Giovanni Calibita, un altare dedicato al dio Semo Sancus, di origine sabina. Altri culti attestati sull’isola erano rivolti a Tiberino e Gaia, e a Bellona.

Isola Tiberina

Scale model of the Tiber Island connected to the Theatre of Marcellus. Photo Credit: Museo della Civiltà Romana

Verso la fine della Repubblica, l’isola Tiberina fu unita alla terraferma con due ponti: Ponte Fabricio verso la riva sinistra del fiume, ancora interamente conservato e costruito nel 62 a.C. probabilmente in sostituzione di uno più antico di legno; Ponte Cestio verso la riva destra, contemporaneo all’altro, ma completamente restaurato, nel 365 d.C., dagli imperatori Valentiniano I, Valente e Graziano. Nel Medioevo l’isola divenne un ricovero per malati gestito da frati e nel corso dei secoli, vi furono costruite varie strutture come la Basilica di San Bartolomeo, costruita nell’anno 1000 dal sacro romano imperatore Ottone III per contenere le reliquie di san Bartolomeo apostolo; la Chiesa di San Giovanni Calibita, edificata una prima volta nel 464 da Pietro vescovo di Porto e poi ricostruita alla fine del XVI secolo sulle rovine di quella antica; l’ospedale Fatebenefratelli, sorto nel 1583 sulle rovine dell’antico tempio dedicato ad Esculapio; l’ospedale israelitico a fianco della basilica di San Bartolomeo.

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