25 Agosto e 19 Dicembre – Opi Consivia e Opalia

Opi Consivia

A Ops od Ope Consivia, la dea e la personificazione del’abbondanza dei raccolti, erano dedicati il 25 Agosto e il 19 Dicembre. La gente comune la pregava stando seduta e toccando il terreno con la mano. Non sappiamo per quale precisa ragione, ma Festo racconta che il culto della dea Ops prevedeva l’utilizzo di un perficulum: contenitore di bronzo con la bocca larga.

Varrone ci tramanda che il 25 Agosto il rex sacrorum prima, e il Pontefice Massimo poi, insieme alle Vestali coperte dal suffibulum, compivano una cerimonia nella parte più recondita della casa del rex.

A differenza del giorno degli Opi Consivia, per gli Opalia del 19 Dicembre si svolgevano dei rituali pubblici, al Foro. Per scongiurare la fame, la comunità pregava Ops, la divinità che avrebbe dispensato abbondanza e protetto i frutti della terra che uscivano dai magazzini per essere trasformati in cibo. Questa festa cadeva tra i giorni dei Saturnalia, festività dedicata a Saturno, sposo di Ops e al cui culto era associato, in quanto figura mitologica che aveva insegnato l’agricoltura ai Latini.

Ops era una divinità molto antica forse importata a Roma da Tito Tazio, re dei Sabini. Ella veniva onorata nella casa del rex, giacché era connessa alla regalità. Opima sono le spolia, cioè le armi di un re o di un generale caduto, che un altro sovrano o generale raccoglieva ed esponeva nella propria reggia o dimora, come un bottino di guerra. Giacché opes (“ricchezza”) e opus (“impresa”) derivano da Ops, indicano il valore di un atto di guerra concluso con la disfatta del nemico e celebrato con un trionfo. Le spoglie opime sono un’usanza istituita da Romolo, che dopo aver sconfitto Acrone, re di Cenina, ne prese le armi e le offri al tempio di Giove Feretrio (dal verbo latino “ferire”); ma le armi potevano essere offerte a Marte (spolia secunda) o a Quirino (spolia tertia), oltre che a Vulcano. Nella domus del Re, Ops rappresentava la ricchezza del penus (“dispensa”) del sovrano, il quale la distribuiva ai suoi sudditi, poiché opulenti sono quegli uomini che posseggono in abbondanza i beni della terra.

Identificata da Varrone con la Terra, in questa visione Ops fu la prima che abbia dispensato ai mortali i cereali e opus ferre (“portò aiuto”) all’Umanità. D’altronde, il nome della dea era collegato anche alla parola opis che indica il “lavoro” soprattutto agrario, un’accezione che le conferì l’epiteto di Opifera.

Se la maggior parte delle fonti romane indicano Ops come moglie di Saturno (identificando in Saturno e Ops la coppia greca formata dai titani Crono e Rea, genitori degli dei dell’Olimpo), eppure l’epiteto Consiva l’associa a Conso, del quale era forse paredra. Il legame è reso ancor più stretto dal fatto che le festività in onore di questi due dei cadono a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, nei mesi di Agosto e Dicembre, e i rituali che si svolgevano per entrambe le feste vedevano coinvolte le Vestali. Conso e Ops erano divinità connesse al termine dei raccolti: Ops garantiva che i raccolti fossero abbondanti, mentre Conso soprintendeva al loro immagazzinamento, affinché la comunità potesse sopravvivere nei mesi invernali.

Ops veniva raffigurata con una cornucopia, o uno scettro o delle spighe di grano. Questa iconografia, insieme alla sua specifica essenza divina, la rende spesso difficilmente distinguibile da altre divinità ctonie e della terra, come Cerere (dea dei raccolti e della fertilità), Abbondanza (dispensatrice di ogni tipo di ricchezza), Annona (garante del benessere e dell’abbondanza di grano in una determinata stagione), la Bona Dea (protettrice della fecondità e della prosperità, soprattutto in ambito femminile) e la Tellus (dea e personificazione della Terra, e di tutte le ricchezze che da essa vengono, da quelle agrarie a quelle minerarie).

Statua di Livia come Opi/Cerere, dea della fertilità, con cornucopia, capo velato, corona d’alloro e spighe di grano, Louvre. Di CRIX – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=97400046

Antonietta Patti
Archeologa


BIBLIOGRAFIA

  • A. Ferrari, Dizionario di Mitologia, UTET, Novara 2015;
  • Sesto Pompeo Festo, De verborum significatu, 186; 249;
  • Ambrodio Teodosio Macrobio, Saturnalia, I, 10;
  • Plutarco, Βίοι Παράλληλοι (Vite parallele), Romolo, XVI, 4-5;
  • Marco Terenzio Varrone, De lingua Latina, libro V, 57; libro VI, 21 e 64.
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