9 gennaio – Agonalia in onore di Giano

9 gennaio - Agonalia in onore di Giano

Le Agonalia, festività che ricorrevano in ben quattro giorni diversi del calendario romano, era dedicata ogni volta a una diversa e particolare divinità. Quella di Gennaio era in onore di Giano.

La tradizione indica Numa Pompilio, secondo re di Roma, come istitutore di questa festa, inizialmente collocata solo il 9 Gennaio in onore di Giano.

Il sacerdote preposto al culto di Giano, il re durante l’età monarchica e il Rex sacrorum durante l’età repubblicana, in occasione degli Agonalia di Gennaio sacrificava un capro nero in onore del dio.

Secondo la tradizione, Giano, originario della Tessaglia, aveva regnato sul Lazio, fondando una città chiamata Gianicolo, all’epoca della popolazione autoctona degli Aborigeni. Spesso confuso col mito di Saturno, anche di Giano si racconta che insegnò agli Uomini l’agricoltura, oltre la navigazione e la monetazione. Secondo una leggenda, Giano accolse Saturno nel Lazio, e ricevette in premio una seconda faccia, col potere di vedere il passato, il presente e il futuro.

La natura di Giano bifronte lo rendeva un perfetto guardiano delle porte, che si aprono su due direzioni, e come divinità celeste era il guardiano delle porte del cielo, che lui apriva e chiudeva garantendo il passaggio del sole e del tempo. Il dio era infatti noto come Giano Patulcius o Patulcus  (“che apre le porte”) e Giano Clusivus o Clusius (“che chiude le porte”). Raffigurato invece come quadrifronte era rivolto verso i quattro punti cardinali o inteso come protettore delle quattro Stagioni.

Giano era descritto nel Carmen Saliare, e considerato da alcuni autori, come il nume tutelare dell’inizio della vita, perché aveva presieduto alla nascita del mondo e di tutte le sue creature, motivo per il quale veniva definito Pater, Divum Pater (“padre degli dei”), Cerus, (“creatore”), Consivius (“procreatore”). Era il dio degli inizi e dei passaggi, tant’è che a lui erano dedicate le Calende di Gennaio. Giano proteggeva qualunque impresa o attività cominciasse, perciò veniva invocato sempre per primo.

Venerato inizialmente insieme a una dea di nome Giana, quali personificazioni del sole e della luna, secondo una tradizione, veniva riconosciuto anche come sposo di Camasena, con la quale aveva concepito Tiberino, dio del Tevere. Secondo il mito si era unito anche a Giuturna, con la quale aveva generato Fonto, dio delle sorgenti, e con numerose altre conquiste.

A Giano era stato dedicato, secondo la leggenda, un sacrario nel Foro per volere di Numa Pompilio, secondo re di Roma. Le porte di questo santuario rimanevano chiuse finché tra Roma e i popoli vicini regnava la pace, ma nel momento in cui cominciava una guerra, le porte venivano aperte permettendo così al dio di “uscire” e garantire la salvezza di Roma.

La leggenda racconta infatti che Giano intervenne in favore dei Romani durante il conflitto tra questi e i Sabini, scoppiato in seguito al ratto delle Sabine. Fu il dio a spaventare i soldati Sabini che stavano per entrare in città con la complicità di Tarpea, facendo zampillare una sorgente d’acqua calda.

Un tempio vero e proprio al dio sorse nel 260 a.C. consacrato da Gaio Duilio, vincitore della battaglia di Milazzo durante la Prima Guerra Punica. Il tempio di trovava nel Foro Olitorio, non troppo distante dall’Arco di Giano (ancora esistente) nel Foro Boario. All’interno del tempio i generali romani si recavano per ricevere dei vaticini e sapere come si sarebbe conclusa la propria impresa militare.

Arco di Giano, IV secolo. Di Nicholas Gemini – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=69281436

Antonietta Patti
Archeologa


BIBLIOGRAFIA

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