Gens romana, struttura sociale e giuridica

Gens romana

La gens romana identificava i gruppi di individui, suddivisi in famiglie, che riconoscendosi discendenti da un proprio antenato, ne praticavano i culti e le tradizioni.

Secondo alcune fonti, le gentes rappresenterebbero la prima e originale forma di aggregazione umana, che modificatasi nel tempo, avrebbe generato l’identificazione di stato, organizzandosi in una prima struttura sociale. Altri pareri lasciano supporre che fu invece lo Stato a creare politicamente tribù e gentes, al fine di controllarle e suggellare così la propria autorità. Non va sottovalutata l’ipotesi che le gentes si generarono parallelamente allo stato, mentre le classi sociali si andavano creando e diversificando.

I membri di una gens avevano in comune lo stesso nomen gentilizio, mentre le ramificazioni (familiae), allo scopo di distinguersi, portavano un cognomen diverso. Ciascun membro aveva un praenomen e il cognomen che identificava la famiglia.
Un elemento importante era il prestigio di appartenere ad una determinata gens come strumento per acquisire alte posizioni sociali, infatti il compito di redigere l’albero genealogico era affidato a letterati e poeti, che spesso si lasciavano prendere dalla fantasia, talvolta arricchendo le discendenze di gesta immaginarie. In età regia e nell’alto periodo repubblicano le gentes erano composte interamente da patrizi, detti gentiles. L’ingresso dei plebei fu possibile in seguito all’emanazione della lex Canuleia del 445 a.C che sospendeva il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei, assegnando lo ius connubii alle famiglie plebee. Ogni gens aveva propri culti e cerimonie d’appartenenza e prendeva decisioni che erano veri e propri “ordini di famiglia”, vincolando tutti i membri del gruppo.

4763 - Brescia - S. Giulia - Cippo di Gaius Caesius Faustus (sec. I) - Foto Giovanni Dall'Orto, 25 Giu 2011.jpg

Di Giovanni Dall’Orto. – Opera propria, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15672307

Le gentes patrizie appartenevano a due categorie: gentes maiores e gentes minores. Le maiores erano le famiglie principali di Roma, le più antiche, discendenti dai primi padri o senatori nominati da Romolo detti patres maiorum gentium. Secondo Tito Livio queste gentes originarie furono circa 100, tra le quali la gens Aemilia, la gens Claudia, la gens Cornelia, la gens Curtia, la gens Fabia, la gens Valeria. A seguito della conquista della città di Alba Longa, altre gentes come la Iulia o la gens Quintia furono annoverate dallo stato romano. Le minores rappresentavano le gentes meno antiche, discendenti dalle famiglie plebee che Tarquinio Prisco aveva favorito per motivi politici. Nel 268 a.C., con la concessione ai Sabini della cittadinanza romana, furono incluse le ultime nuove tribù, la Quirina e la Velina.

Tutti i nomina erano basati su nomi di persona, occupazioni, caratteristiche fisiche o comportamenti oppure luoghi legati alla gens. La maggior parte dei nomina terminavano con il suffisso -ius in forma maschile,-ia in forma femminile. I nomina che terminano in -aius, -eius, -eus ed -aeus erano marchi classici delle famiglie latine. Le gentes falisce spesso avevano i nomina che terminano in -ios, mentre le gentes dei sanniti e di altri popoli di lingua osca e del Sud Italia avevano i nomina che terminano in -iis. Le gentes umbre solitamente avevano  i propri nomina che terminavano in -as, -anas, -enas ed -inas, mentre i nomina che terminavano in -arna, -erna, -ena, -enna, -ina ed -inna erano tipici delle gentes di discendenza etrusca.

Foto anteprima: Di Sailko – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51654361

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