La Ceramica Romana

La Ceramica Romana

La ceramica romana include una vasta gamma di prodotti che si distinguono per forma, funzione, tecniche di produzione, decorazione e diffusione. Tra le principali tipologie di ceramiche romane possiamo citare:

Le ceramiche di uso comune, impiegate nella vita quotidiana, come vasi, piatti, brocche, lucerne e altri oggetti simili. Questi manufatti erano spesso prodotti a livello locale o regionale, riflettendo le tradizioni alimentari e culturali delle diverse comunità. Le ceramiche di uso comune venivano realizzate in argilla di varie qualità e potevano essere sia semplici sia ornate con incisioni, graffiti, pitture o rivestimenti. Alcuni tipi di ceramiche comuni, come quelle destinate alla cottura o all’uso sul fuoco, erano particolarmente resistenti e si diffusero ampiamente in tutto il Mediterraneo.

Le anfore erano contenitori fondamentali per il trasporto di merci come vino, olio, salsa di pesce, olive, frutta e altri prodotti. Progettate per essere stivate verticalmente all’interno delle navi, le anfore presentavano una forma allungata, con due manici e un collo stretto. Realizzate in argilla di diversa qualità, potevano essere marchiate con bolli, iscrizioni o impronte che indicavano la provenienza, il contenuto, il peso, il produttore o il destinatario. Questi contenitori costituiscono una risorsa preziosa per comprendere l’economia e il commercio nell’Impero romano.

Le anfore romane si caratterizzavano per diverse specificità:

  • Forma: Le anfore romane variavano notevolmente nella forma, a seconda del tipo, del periodo storico e del luogo di produzione. Alcune erano globulari, altre cilindriche, ovoidali o a forma di pera. Potevano avere un fondo piatto, appuntito o con piede, e il collo poteva essere corto, lungo o a imbuto. I manici potevano essere disposti verticalmente, orizzontalmente o in posizione obliqua.
  • Capacità: La capacità delle anfore poteva variare da pochi litri a diverse decine, o addirittura centinaia di litri. Spesso, la capacità era indicata attraverso iscrizioni o impronte sul collo o sui manici, che riportavano anche informazioni sul peso, il contenuto, il produttore o il destinatario.
  • Diffusione: La produzione delle anfore poteva essere limitata a specifiche aree geografiche, estendersi a diverse regioni del Mediterraneo o addirittura diffondersi in tutto il mondo romano. La distribuzione delle anfore era influenzata dalla domanda e dall’offerta delle merci, dalle rotte commerciali, dalle politiche fiscali e dalle preferenze dei consumatori.
Esempi di terra sigillata dal forte romano di Saalburg, lungo il limes germanico-retico. Di Haselburg-müller – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8312456

La terra sigillata è una tipologia di ceramica fine e lucida, caratterizzata da un colore rosso o arancione, che si ispira alla ceramica greca a vernice nera. Questa ceramica viene prodotta utilizzando argille selezionate e lavorate con grande cura, il che conferisce alla superficie un aspetto levigato e impermeabile. La terra sigillata può essere decorata con vari motivi, che spaziano da elementi geometrici e vegetali a raffigurazioni di animali e figure umane, realizzati sia con stampi che a mano libera. Considerata una ceramica di lusso, la terra sigillata rifletteva il gusto estetico e lo status sociale di chi la possedeva. La sua diffusione fu ampia in tutto l’Impero Romano, generando diverse varianti regionali, come la terra sigillata italica, gallica, africana e orientale.

Le decorazioni delle ceramiche romane variavano notevolmente in base al tipo di ceramica, alla tecnica utilizzata, al periodo storico e al luogo di produzione. In generale, le decorazioni si suddividevano in due grandi categorie: decorazioni a rilievo e decorazioni pittoriche.

Le decorazioni a rilievo erano particolarmente comuni sulle ceramiche di pregio, come la terra sigillata, che si distingue per la sua superficie liscia e lucida di colore rosso o arancione. Questi motivi a rilievo venivano realizzati principalmente attraverso due tecniche: quella “a matrice” e quella “alla barbotine”. La tecnica “a matrice” prevedeva che il vaso fosse modellato al tornio all’interno di una matrice decorativa, dove i motivi incisi emergevano poi in rilievo sulle pareti del vaso. Nella tecnica “alla barbotine”, invece, i motivi decorativi venivano applicati in forte rilievo sul corpo liscio del vaso tramite un’argilla liquida che agiva da collante. Le decorazioni potevano essere di vario genere, includendo motivi geometrici, vegetali, animali o umani, e spesso raffiguravano scene mitologiche, storiche o di vita quotidiana.

La decorazione pittorica, invece, era più comune sulle ceramiche d’uso quotidiano, che presentavano una superficie più ruvida e porosa, tipicamente di colore grigio, marrone o nero. Questi motivi pittorici erano realizzati con pigmenti a base di ossidi metallici, applicati sul vaso prima o dopo la cottura. Le decorazioni potevano essere semplici, come linee, punti e cerchi, oppure più complesse, rappresentando fiori, foglie, animali o figure umane. Spesso, la decorazione pittorica veniva combinata con tecniche di incisione o graffito, che prevedevano l’uso di strumenti appuntiti per tracciare solchi o segni sulla superficie del vaso.

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