L’arte dell’età augustea (63 a.C. – 14 d.C.) si distingue per le sue caratteristiche specifiche, con una spiccata perfezione tecnica e formale. Questo periodo artistico unisce il realismo romano a influenze ellenistiche e classiche. Un esempio emblematico è l’Ara Pacis (13 a.C.), un monumento ufficiale che, pur presentando tendenze stilistiche diverse, riesce a fondere in modo unico l’architettura e la decorazione scultorea. Le figure rappresentate esprimono in modo evidente l’identità romana, soprattutto attraverso il loro significato simbolico, che celebra la “romanità.”
Opere come il fregio del tempio di Apollo Sosiano (20 a.C.), situato vicino al Teatro di Marcello e raffigurante un corteo trionfale, mostrano un maggiore naturalismo e un realismo accentuato. I numerosi busti e le statue di Augusto esprimono una precisione accademica, un gusto classico e una sensibilità veristica. Questo stile classico, caratteristico dell’epoca augustea, si riflette anche nella raffinata lavorazione dei metalli, come bronzo, ferro, oro e argento, nonché nelle gemme e nei cammei, e continua a influenzare tutta l’età giulio-claudia (I secolo d.C.).
Tuttavia, nella scultura ritrattistica di questo periodo, con l’avvento di imperatori come Caligola (12-41 d.C.), Claudio (41-54 d.C.) e Nerone (54-68 d.C.), emerge un interesse crescente per un realismo più marcato e una maggiore caratterizzazione dei soggetti. Le opere in rilievo di carattere storico, come nell’Ara Pietatis Augustae del 43 d.C., introducono inoltre sfondi architettonici con un preciso valore topografico.
Nei dipinti eseguiti a fresco durante l’antichità romana, si distinguono quattro principali stili decorativi. Il primo stile, noto come “ad incrostazione” (II secolo a.C. – metà del I secolo a.C.), consisteva in un semplice rivestimento in stucco e colori, che imitava l’aspetto delle lastre di marmo. Il secondo stile (metà del I secolo a.C. – inizio del I secolo d.C.) introdusse una maggiore complessità, combinando prospettive architettoniche elaborate, come quelle visibili nella Casa dei Grifi al Palatino o nella Villa di Boscoreale presso Pompei, con ampie scene figurative ispirate o derivanti da celebri dipinti classici ed ellenistici, spesso raffiguranti scene epiche o idilliache.
Durante questo periodo, si possono trovare anche rappresentazioni di paesaggi o eleganti giardini, come nella Villa di Livia a Prima Porta, ora esposti al Museo Nazionale Romano. Altri affreschi di rilievo includevano ritratti di personaggi famosi a grandezza naturale, nei quali si univano copie di dipinti greci con elementi romani, creando composizioni armoniose, come si può osservare nella Villa dei Misteri a Pompei. Il terzo stile (metà del I secolo d.C.), conosciuto come “della parete reale”, semplificava ulteriormente le prospettive e riduceva le strutture architettoniche dipinte, favorendo un senso di indeterminatezza che collocava i soggetti in uno spazio indefinito.
Il quarto stile (seconda metà del I secolo a.C.) è caratterizzato da un forte illusionismo prospettico, con rappresentazioni di ambienti ricchi e sfarzosi. L’annessione dell’Egitto portò con sé l’introduzione di elementi esotici tipici dell’arte alessandrina, come pigmei e coccodrilli, che vennero aggiunti alle altre influenze ellenistiche in voga all’epoca, specialmente nella pittura e nel rilievo.