L’organizzazione della cultura in età augustea

La strategia politica di Augusto si realizzò principalmente attraverso un rinnovamento dell’immagine architettonica, artistica e urbanistica di Roma, presentandosi come il continuatore dei progetti avviati da Giulio Cesare e celebrando un ritorno ai valori della tradizione repubblicana, con evidenti intenti propagandistici. Il suo programma figurativo era incentrato sul tema della pace, raggiunta dopo anni di sanguinose guerre, e sulla presunta discendenza della stirpe romana da due figure: una divina, Venere, e l’altra eroica, Enea, celebrata nell’epica virgiliana. La politica culturale di Augusto mirava a costruire un’immagine dell’imperatore come salvatore inviato dalla provvidenza divina, un’immagine che veniva diffusa in tutti gli aspetti della vita pubblica—dalle cerimonie alla monetazione, fino alle arti—per ottenere il massimo coinvolgimento collettivo. Questo portò alla nascita di un mecenatismo di Stato, con l’obiettivo di promuovere il consenso attraverso il sostegno agli intellettuali, e si articolava su due fronti paralleli: la restaurazione morale all’interno dell’Impero e la garanzia di pace all’esterno.

La concezione che Augusto aveva della propria opera è chiaramente illustrata nella sua autobiografia, le Res Gestae, dove ripercorre le tappe della sua azione, sia sul piano istituzionale che militare. L’imperatore racconta come abbia esteso i confini di Roma, posto sotto il controllo del popolo romano tutto il mondo conosciuto e portato pace e prosperità universale. Le opere di storici come Tito Livio e dei grandi poeti dell’età augustea diventano strumenti fondamentali per comprendere la diffusione di messaggi politici e, più in generale, esemplificano tutta la propaganda dell’epoca. Virgilio, nelle Bucoliche e nelle Georgiche, esalta la pace garantita dal nuovo principato e il ritorno alla serenità attraverso il recupero dell’ideale tradizionale della vita campestre; nell’Eneide, celebra Enea come antenato dell’imperatore, profetizzando il suo dominio universale.

Anche in autori come Orazio, Properzio e Ovidio è possibile individuare elementi della propaganda augustea, che esaltano le imprese di Augusto come l’espansione del dominio romano, la sottomissione di popoli ancora non assoggettati, l’eclissi degli antichi fasti orientali, la vendetta sui Parti, e la celebrazione dell’imperatore come artefice del trionfo della civiltà romana sulla barbarie. Il sostegno di artisti e intellettuali fu in gran parte garantito grazie all’intervento di Mecenate, che si fece interprete degli ideali augustei e sostenne autori come Orazio e Virgilio, i quali avevano sofferto per le guerre civili. Mecenate riuscì a radunare attorno alla figura del principe i più grandi esponenti della cultura del tempo, coniugando la nascita di un modello letterario ispirato a quello greco con temi fondati sui valori tradizionali italici e romani.

Stefan Bakałowicz Il circolo di Mecenate (1890) Galleria Tret’jakov (Mosca)

Naturalmente, all’interno di questo contesto non mancarono oppositori, che subirono forme di censura, sia volontaria che involontaria, come accade a chiunque si opponga a un regime di fatto dittatoriale. La presenza di voci di dissenso, come quella dell’antoniano Asinio Pollione o dello storico greco Timagene, è attestata dalle fonti. Anche Ovidio, nonostante facesse parte del circolo di Mecenate, fu esiliato a Tomi, nel Ponto, verso la fine del regno di Augusto, con l’accusa di aver scritto poesie che non rispettavano i canoni morali imposti dalla riforma dell’imperatore.

L’esaltazione della figura imperiale e la sua diffusione a Roma e nelle province, accompagnata dall’immagine di sovrano taumaturgo, venne realizzata attraverso un insieme di celebrazioni legate a ricorrenze particolari, culminando nell’istituzione di un vero e proprio culto augusteo. Tra queste celebrazioni si annoverano i ludi saeculares, tenuti a Roma nel 17 a.C. secondo gli antichi riti, per celebrare la rinascita di Roma, e i giochi quadriennali a Nicopoli, città fondata sul luogo dell’accampamento di Ottaviano ad Azio, per commemorare il trionfo cruciale nella sua ascesa al potere nel 31 a.C.

Il nome di Augusto era incluso nelle preghiere del collegio sacerdotale dei Salii, e il suo compleanno veniva celebrato pubblicamente, con l’obbligo di rendere tributo anche in forma privata al suo Genio. Nelle province orientali, il culto dell’imperatore si associava a quello della dea Roma, mentre in Occidente, il culto di Roma si affiancava a quello del Divo Cesare, o attraverso la consacrazione di altari o templi dedicati al Genio di Augusto, ma non alla sua persona fisica. Fecero eccezione l’altare eretto a Lugdunum (l’attuale Lione) per il culto di Roma e Augusto, e altri altari simili eretti in suo onore lungo il Reno e l’Elba, in Germania.

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