L’arte dell’età Flavia

L'arte dell'età Flavia

Con la morte di Nerone (68 d.C.), si chiuse il dominio della dinastia Giulio-Claudia e per l’impero seguì un periodo di disordini nella fase di successione, finché l’esercito, dopo un’aspra lotta per il potere, non nominò imperatore Tito Flavio Vespasiano che con i figli Tito e Domiziano (69-96 d.C.), garantì un periodo di stabilità, sebbene Domiziano divenne tirannico nei suoi ultimi anni. Durante questo periodo l’arte romana raggiunse un alto splendore ed originalità, acquisendo un proprio linguaggio.

Come appariva il Tempio della Pace in età imperiale. Foto Sovrintendenza capitolina

Lo sviluppo architettonico nell’età flavia ebbe un’importanza fondamentale per la messa in opera di tecniche nuove, capaci di portare a un ulteriore sviluppo delle articolazioni spaziali. Già al tempo di Nerone vennero sperimentate nuove soluzioni, come la sala ottagona della Domus Aurea, influenzata da modelli siriaci a base poligonale. Ma è soprattutto in questo periodo che si diffondono l’uso della cupola emisferica (Domus Transitoria, Domus Aurea e ninfeo di Domiziano a Albano Laziale), lo sviluppo delle volte a crociera (Colosseo), l’uso di materiale leggero per le volte (anfore), l’utilizzo di nervature con archi in laterizio in serie e lo sviluppo delle volte a botte, che arrivano a raggiungere i 33 metri di diametro nel vestibolo domizianeo del Foro Romano. Particolari rilievi durante l’età flavia, come ad esempio l’Arco di Tito al Foro romano, presentano un inserimento della figura nello spazio, con giochi di sovrapposizione, che dà ai rilievi un vivo senso di chiaroscuro. Qui per la prima volta compare a Roma il capitello composito ionico e corinzio, tipico dell’arte romana e legato a un gusto sovrabbondante che potrebbe definirsi quasi barocco. I numerosi rilievi interni del fornice sono straordinariamente significativi e mostrano due momenti del corteo trionfale svoltosi nel 71 dopo la presa di Gerusalemme da parte di Tito. In questi rilievi si trova completamente definito il rilievo storico romano in tutti i suoi aspetti: le figure fuse densamente e, soprattutto, l’altezza del rilievo coerente alla collocazione delle figure nello spazio, vera e propria innovazione rispetto all’ellenismo.

Uno dei più grandi complessi edificati sotto la dinastia Flavia fu senza dubbio il Tempio o Foro della Pace, che consisteva in una grande piazza quadrata sistemata a giardino, con portici su tre lati (laterali, decorati anche da nicchie, e posteriore), mentre il lato frontale era decorato da colonne in marmo africano lungo la parete, ricordando comunque un peristilio. Come di consueto, il lato opposto all’entrata principale era centrato tempio vero e proprio (aedes Pacis), circondato da una serie di aule simmetriche. Qui erano ospitate una biblioteca, le spoglie del sacco di Gerusalemme (col famoso tesoro del tempio di Salomone) e un vero e proprio museo pubblico, con una ricchissima serie di opere d’arte greche fatte trasportare qui da Vespasiano in seguito all’obliterazione della Domus Aurea dovuta alla damnatio memoriae dell’ultimo imperatore della dinastia Giulio-Claudia. La zona centrale era sistemata a giardino, con aiuole, podi decorati con fontane e statue (prima “rinchiuse” nella Domus Aurea neroniana).

L'arte dell'età Flavia

Rilievo di un trionfo sull’Arco di Tito

Le strutture più importanti vennero man mano costruite con piante complesse, attraverso ambienti poligonali, circolari, o mistilinei, in cui strutture laterizie e volte di materiale leggero (Domus Flavia dell’architetto Rabirio) erano sempre più largamente impiegate. A Roma il grande incendio del 64 creò una tale distruzione che rese necessaria una riedificazione della città, usando criteri completamente nuovi. Vennero aperte nuove piazze, le strade divennero più ampie e fiancheggiate da portici, le abitazioni vennero ricostruite di altezza più limitata. In particolare sotto Domiziano, si intraprese la monumentalizzazione, oltre che in varie zone della città (Stadio di Domiziano, Odeon) anche del colle Palatino, già primo nucleo arcaico di Roma e area di residenze patrizie repubblicane, destinato a divenire la zona per le residenze degli imperatori.

L'arte dell'età Flavia

L’Anfiteatro Flavio al massimo splendore

A quest’epoca risale la costruzione, iniziata nel 72 d.C., dell’opera più famosa della città di Roma: l’Anfiteatro Flavio o Colosseo (così chiamato, dal Medioevo in poi, poiché nei suoi pressi vi era una statua colossale in bronzo di Nerone), fiore all’occhiello dell’arte di età Flavia, edificio ellittico adibito soprattutto ai giochi dei gladiatori e dotato di un’arena coperta di sabbia, circondata da gradinate divise in settori (cavea), con una capienza di 50-60000 posti. La struttura che circonda la cavea ha una facciata esterna curvilinea che si articola su quattro piani. Vespasiano riuscì a vedere la costruzione dei primi due piani e a dedicare l’edificio prima della propria morte nel 79. Questa grande struttura era il primo grande anfiteatro stabile di Roma, dopo due impianti minori o provvisori di età Giulio-Claudia (l’amphiteatrum Tauri e l’amphiteatrum Caligulae). Tito, aggiunse il terzo e quarto ordine di posti e inaugurò l’anfiteatro con cento giorni di giochi nell’80.

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