Il Circus Agonalis, meglio conosciuto come Stadio di Domiziano, venne eretto nel Campo Marzio tra l’85 e l’86 d.C. per volere dell’imperatore Domiziano. La sua costruzione fu motivata dalla passione dell’imperatore per i giochi atletici di origine greca, ai quali era particolarmente affezionato, anche se questi non godevano di grande favore tra i romani, che li ritenevano contrari alla loro morale. Questo stadio rappresentò il primo esempio di struttura permanente dedicata alle competizioni atletiche a Roma.
Durante il regno di Tito, nell’80 d.C., un devastante incendio colpì la zona del Campo Marzio, distruggendo numerosi edifici importanti. Tra le strutture danneggiate dalle fiamme vi furono i Saepta Iulia, le Terme di Agrippa, il Pantheon e il teatro di Balbo. Per risanare e abbellire l’area, Domiziano decise di intraprendere un’opera di ricostruzione, rendendo la zona ancora più monumentale. Oltre ai già esistenti luoghi destinati alle competizioni sportive, come il Circo Flaminio e il Circo Vaticano, l’imperatore ordinò la costruzione di un nuovo stadio, situato nelle vicinanze del Gymnasium di Nerone e dello stagno di Agrippa.
L’architettura dello stadio di Domiziano fu ispirata agli stadi di Olimpia e Atene, assumendo una forma rettangolare allungata con il lato breve curvo a nord e quello corto obliquo a sud. Sebbene ricordasse un circo, mancava di alcuni elementi tipici, come le carceres e la spina. Lo stadio misurava 276 metri in lunghezza e 106 metri in larghezza, con un’arena di 192,87 metri per 54 metri. La struttura poteva accogliere circa 30.000 spettatori.
La cavea dello stadio, composta da una serie di arcate e sale disposte in file parallele, era costruita con blocchi squadrati di travertino, con alcune parti realizzate in opera laterizia. Al centro della gradinata curva si trovava una monumentale porta attraverso la quale gli atleti accedevano all’arena. La cavea, nella sua parte inferiore, era dotata di un podio alto tre metri, sostenuto da un parapetto.
Gli edifici che oggi circondano piazza Navona furono costruiti sui resti murari dell’antica cavea dello stadio di Domiziano, mentre lo spazio originariamente occupato dall’arena fu lasciato libero, dando origine al nome di Campus Agonis, in ricordo delle competizioni che vi si svolgevano. Le gradinate in pietra dello stadio rimasero in uso fino al XV secolo, periodo in cui i romani, ancora appassionati di eventi sportivi, si riunivano per assistere a tornei cavallereschi. Il livello originale dell’arena è situato molto più in basso rispetto all’attuale livello di piazza Navona.
Lo stadio era decorato con eleganti elementi architettonici di ispirazione greca. Tra le statue che lo adornavano, si ritiene che una possa essere la celebre statua parlante di Pasquino, situata oggi in piazza San Pantaleo, probabilmente una copia di un gruppo scultoreo ellenistico raffigurante Menelao che sorregge il corpo di Patroclo. Inoltre, Domiziano fu anche responsabile della costruzione dello Stadio Palatino, situato sull’omonimo colle.
Nel 86 d.C., Domiziano istituì il Certamen Capitolinum, una competizione che comprendeva gare atletiche, equestri e musicali in onore di Giove. Nonostante l’impegno dell’imperatore nel soddisfare le esigenze del popolo, Domiziano non fu mai veramente amato. Alla sua morte, subì la “damnatio memoriae”, una condanna postuma che comportò la distruzione delle sue statue e dei busti, nonché la rimozione del suo nome dallo stadio che aveva fatto costruire.
Nel 217, sotto l’imperatore Caracalla, lo stadio fu utilizzato per i giochi gladiatori, poiché il Colosseo era inagibile a causa di un incendio. Successivamente, nel 228, l’imperatore Alessandro Severo avviò un ampio restauro dell’impianto, che in quel periodo iniziò a essere chiamato Circus Alexandri.
Durante il Medioevo, la cavea dello stadio venne progressivamente occupata da piccole costruzioni e abitazioni. Fu edificata anche una piccola chiesa dedicata a Sant’Agnese, martirizzata, secondo la tradizione, in uno dei fornici dello stadio. L’arena fu poi utilizzata per mercati, specialmente di frutta e verdura. Con il passare dei secoli, le rovine dello stadio furono integrate in nuovi edifici, tra cui palazzi nobiliari, mentre la chiesa di Sant’Agnese venne ricostruita dal Borromini nella forma attuale.
Papa Innocenzo X incaricò il Bernini di abbellire l’area, trasformando le fontane cinquecentesche nella Fontana dei Fiumi e nella Fontana del Moro. Il mercato cinquecentesco venne spostato a Campo de’ Fiori. Data la particolare conformazione della piazza, nel 1652 si iniziò a inondare l’area, creando una sorta di piscina dove i romani potevano rinfrescarsi. Nel XVII secolo, Piazza Navona divenne il “salotto della città”, il cuore pulsante della vita civile romana.
Oggi, i resti delle mura e delle arcate dello stadio di Domiziano sono visibili nei sotterranei e negli scantinati degli edifici costruiti in epoche successive, e possono essere visitati presso il sito archeologico dello “Stadio di Domiziano”.