Le truppe ausiliarie dell’esercito romano

Fin dalle origini di Roma, l’esercito ha svolto un ruolo cruciale nel determinare il destino della città. Nel corso dei secoli, l’espansione dell’Impero Romano ha raggiunto oltre 6 milioni di km², abbracciando territori che oggi comprendono 53 dei 196 stati riconosciuti nel mondo moderno. Tale vasta estensione fu principalmente il risultato della potenza e dell’efficacia organizzativa del suo esercito, che fungeva da vera e propria macchina bellica.

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Inizialmente, di fronte a minacce esterne, Roma mobilitava truppe ad hoc composte da civili arruolati temporaneamente come fanti e cavalieri. Questi combattenti si radunavano sotto due insegne per affrontare gli invasori. Tuttavia, nel I secolo a.C., la figura del legionario evolse in quella di un soldato professionista, regolarmente pagato, armato e equipaggiato dallo Stato. Oltre ai legionari, l’esercito romano includeva anche gli ausiliari, soldati arruolati tra le popolazioni soggette a Roma. Questi erano peregrini, individui liberi ma privi della cittadinanza romana. Già in epoca repubblicana, le civitates foederate (popoli alleati di Roma) dovevano fornire contingenti di fanti equivalenti a quelli dei legionari e di cavalieri in numero triplo. Inizialmente, queste truppe venivano posizionate ai fianchi dello schieramento, motivo per cui erano chiamate alae.

Con il trascorrere del tempo e il succedersi dei conflitti, cambiarono anche le strategie e i contesti delle battaglie. Gli auxilia erano impiegati in guerriglie, combattimenti in foreste dense (ambienti sfavorevoli per i legionari a causa delle loro pesanti armature), operazioni di saccheggio, approvvigionamento, costruzione di fortificazioni, esplorazione e come arcieri per supportare l’avanzata dei legionari e le cariche della cavalleria romana.

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Anche se non erano considerati tanto forti o coraggiosi quanto i legionari, gli ausiliari spesso ebbero un ruolo cruciale nelle battaglie. Per esempio, sotto il regno di Traiano, gli ausiliari guadagnarono grande importanza: durante le campagne in Dacia, furono proprio loro a gestire gli scontri principali con il nemico. Questo è evidente nella Colonna Traiana, dove i legionari sono rappresentati più spesso in ruoli tecnici o logistici che non in combattimento diretto. Anche prima di Traiano, il contributo degli ausiliari fu significativo, come in Britannia, dove supportarono le forze di Giulio Cesare durante il suo sbarco sull’isola. Cesare stesso prediligeva l’uso di truppe ausiliarie, spesso reclutando Galli e Germani, che inseriva sotto il comando dei decurioni.

Dopo la battaglia navale di Azio nel 31 a.C., Augusto implementò una riforma dell’esercito romano. La legione continuò a essere la “spina dorsale” dell’esercito, ma il ruolo delle truppe ausiliarie crebbe significativamente, diventando una componente permanente delle forze armate. Anche se rimanevano distinti dalle legioni, gli auxilia iniziarono a essere comandati da un legatus legionis, il comandante di una legione, e fornivano supporto tattico e strategico essenziale. Augusto fu inoltre il primo a garantire agli ausiliari uno stipendio regolare e un equipaggiamento standardizzato.

Le truppe ausiliarie vennero così formate da unità di:

I Sagittarii, sia in forma di cavalleria sia di fanteria, erano truppe di arcieri nell’esercito romano, integrate nei reparti ausiliari post-riforma augustea, come le coorti peditatae, equitatae o le alae di cavalleria.

Gli Exploratores o Speculatores rappresentavano il servizio di intelligence dell’epoca romana. Alcune di queste unità, note come numeri exploratorum, furono attive nel III secolo in Britannia, specificatamente a Habitanco e Bremenio.

Gli Equites Cataphractarii erano la cavalleria pesante dell’esercito romano, sviluppata imitando le formazioni nemiche dei Sarmati e dei Parti per meglio contrastarle. Questi cavalieri, armati con una lancia a due punte (contus) e una spada (spatha) più lunga del gladio dei legionari, indossavano un’armatura che copriva anche braccia e gambe, evoluzione della lorica squamata, e un elmo con visiera e pennacchio. Le prime unità furono formate da Adriano, tra cui l’Ala I Gallorum et Pannoniorum catafractaria, composta da Sarmati Roxolani.

La Cavalleria Leggera, agile e veloce, era impiegata principalmente per attacchi rapidi e ritirate, oltre a compiti di perlustrazione e agguato. È incerto il bilancio tra le unità regolarmente integrate come auxilia e quelle dei foederati. Nel III secolo emersero nuove unità di cavalleria leggera, come gli equites Dalmatae, reclutati principalmente dalle province danubiane, frequenti nel IV secolo secondo la Notitia Dignitatum.

I Frombolieri, originari delle Baleari e noti per la loro abilità fin dall’epoca preistorica, erano mercenari dal 218 a.C. Non è chiaro se queste unità persistessero nell’era imperiale o fossero sostituite da altre, simile ai cambiamenti subiti dagli arcieri di Creta. Non vi sono menzioni epigrafiche di tali unità durante il principato, ma sono rappresentati sulla Colonna di Traiano, vestiti con tuniche corte e dotati di borse per i loro proiettili (glandes).

Si vennero così a costituire dei veri e propri reparti specializzati. Inoltre, gli ausiliari vennero divisi in diversi reparti, analogamente ai legionari.

Inizialmente, le coorti di fanteria romane, note come cohors peditata, erano costituite, fino all’epoca dei Flavi, da 500 soldati, denominate quingenariae. Queste unità si dividevano in sei centurie, ognuna composta da 80 uomini, per un totale di 480 fanti, con l’aggiunta di sei centurioni, tra cui il centurione princeps. Gli uomini in queste coorti spesso erano equipaggiati con armi da lancio. Un praefecti cohortis comandava le coorti quingenariae. Con l’introduzione delle coorti milliariae dai Flavi, la cui forza variava tra gli 800 e i 1000 uomini, il comando passava a un tribunus militum.

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Le alae di cavalleria, originariamente formate come quingenariae, subirono un incremento nei loro ranghi nel tempo. Organizzate in 16 squadre di 32 cavalieri ciascuna, comandate da altrettanti 16 decurioni, le alae avevano il ruolo di penetrare e sfondare i fianchi delle formazioni nemiche, oltre a compiti di inseguimento e ricognizione. Sotto la dinastia dei Flavi, alcune di queste unità vennero elevate a milliariae, ossia composte da circa 1.000 cavalieri. Inizialmente, il comandante di un’ala era un principe della tribù nativa dell’unità ausiliaria, ma questa figura fu in seguito sostituita da un praefectus alae (o praefectus equitum), proveniente dall’ordine senatorio o equestre.

Si menzionano anche le coorti miste (equitatae), che integravano sia fanti che cavalieri. Queste potevano variare da una formazione quingenaria di 500 uomini a una milliaria di circa 1.000 armati.

Da quali luoghi provenivano la maggior parte degli ausiliari?

Abbiamo già menzionato gli ausiliari reclutati da Cesare, tra cui figuravano Galli e Germani, quest’ultimi provenienti dalla parte meridionale della Scandinavia, dal Jutland e dal nord della Germania. Altre origini degli ausiliari includono la penisola iberica (antica Hispania), la Batavia (attuali Paesi Bassi), la Tracia (sud-est della penisola balcanica) e il Nord Africa.

Con l’ascesa dei Flavi, si introdusse la pratica di reclutare volontari sia per le legioni che per le truppe ausiliarie, eliminando la leva obbligatoria, anche se questa veniva reintrodotta in situazioni di emergenza, come durante la guerra di Dacia vinta dall’imperatore Traiano.

L’età media dei recluti, sia ausiliari che legionari, variava dai 18 ai 23 anni, anche se vi sono documentazioni di soldati arruolati già a 14 anni. Il servizio per un ausiliario durava circa 25 anni, con casi documentati fino a 28 anni. La retribuzione degli ausiliari era significativamente inferiore rispetto a quella dei legionari, circa un terzo: ad esempio, sotto Augusto, un fantaccino della cohors peditata guadagnava circa 75 denari all’anno, mentre un cavaliere circa 150. Allo stesso tempo, un legionario percepeva 225 denari all’anno. Sotto il regno di Domiziano, lo stipendio di un fante ausiliario aumentò a 100 denari annui, mentre quello di un legionario arrivava a 300 denari. Nonostante lo stipendio inferiore, al termine della loro carriera gli ausiliari e i loro discendenti legittimi ricevevano la cittadinanza romana.

Durante l’epoca repubblicana e imperiale, le unità o i singoli ausiliari che si distinguevano per azioni valorose potevano ottenere la cittadinanza romana anticipatamente. Questi reparti aggiungevano alle loro insegne le lettere “C.R.”, acronimo di “civium Romanorum”, indicando il loro status di cittadini romani.

Durante la storia romana, ci sono stati periodi in cui anche i cittadini romani venivano reclutati come ausiliari. Un esempio si ha sotto il regno di Augusto, specialmente durante la rivolta dalmato-pannonica tra il 6 e il 9 d.C. Questo conflitto, che coinvolse le popolazioni di Dalmazia e Pannonia nell’area dell’Illirico, portò a pesanti perdite per i Romani, costringendo Augusto a integrare nelle truppe ausiliarie anche liberti e cittadini romani, spesso individui emarginati come vagabondi e criminali. Tuttavia, per preservare il prestigio delle legioni, Augusto decise di non inserire questi nuovi recluti tra i legionari, ma li assegnò agli ausiliari, garantendo loro il titolo di civium Romanorum.

In seguito, molti cittadini romani continuarono ad arruolarsi come ausiliari, spesso figli di veterani ausiliari che avevano ottenuto la cittadinanza al termine del loro servizio. Questi preferivano unirsi alle unità dei loro padri, trovando maggiore familiarità rispetto alle legioni.

Fin dall’epoca imperiale, i Romani impiegavano anche guerrieri tribali per difendere i confini. Questi combattenti, considerati barbari dai Romani e spesso privi di conoscenza del latino, erano mal equipaggiati e organizzati in modo differente rispetto agli ausiliari, relegati a ruoli inferiori e impiegati soltanto in situazioni di emergenza.

Con il tempo, la distinzione tra legionari e ausiliari si attenuò. Nel 212 d.C., l’imperatore Caracalla promulgò la Constitutio Antoniana, che estendeva la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero, ad eccezione dei dediticii, riducendo così le differenze tra le varie classi di soldati.

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