Una nuova vita per lo schiavo: Il Liberto

Liberto

I liberti erano gli schiavi liberati dal padrone, ed erano numerosissimi, perché i ricchi Romani liberavano facilmente quegli schiavi che li servivano come domestici e aiutanti. Augusto aveva dovuto stabilire che non si potevano liberare per testamento più di cento schiavi; durante la vita, però, il padrone era libero di fare come meglio credeva. Non era solo la benevolenza a indurre alle liberazioni: avere dei liberti era conveniente per trattare affari e disporre di aiutanti di fiducia in ambiti in cui potevano operare solo i liberi e non gli schiavi. Alcuni senatori aggiravano il divieto di partecipare a commerci proprio con l’aiuto dei loro liberti.

I segretari personali dell’imperatore, cioè i maggiori esperti delle questioni di Stato, furono a lungo scelti fra i liberti. La mentalità romana impediva che il figlio di un uomo libero facesse il servitore, seppure a un livello altissimo. La condizione di schiavo, d’altra parte, non si addiceva al potente segretario del sovrano. Lo status di liberto era invece l’ideale. Il liberto era un uomo libero dotato quasi degli stessi diritti e doveri degli altri cittadini. Poteva diventare proprietario di terre e beni, lasciare il patrimonio ai figli o a chi voleva, praticare l’attività che preferiva. Tuttavia fra il liberto e un uomo nato in libertà da genitori liberi (detto ingenuus) vi erano alcune significative differenze.

Da un punto vista politico, il liberto poteva votare alle elezioni ma non parteciparvi come candidato. La differenza maggiore nasceva dal fatto che il liberto restava legato all’antico padrone. Anche se era ormai un uomo libero, doveva lavorare gratuitamente per lui alcuni giorni l’anno, non lo poteva citare in giudizio, lo doveva rispettare come un figlio rispettava il paterfamilias e aveva bisogno del suo consenso per sposarsi. L’antica condizione di schiavo in questo modo veniva continuamente ribadita. Di conseguenza i liberti venivano considerati come cittadini di seconda categoria.

Mai un aristocratico li avrebbe ammessi fra i propri amici. Non c’è da meravigliarsi che senatori e cavalieri trovassero umiliante il potere acquistato dai liberti degli imperatori, e che il malcontento abbia raggiunto il massimo sotto Claudio, che di fatto governava confidando soltanto nei suoi liberti!

Sebbene da un punto di vista economico vi fossero liberti di ogni tipo, poveri, benestanti e ricchi, molti di loro si rivelavano ottimi imprenditori; alcuni giunsero ad accumulare delle fortune. Questo dinamismo nasceva dal fatto che la libertà veniva concessa in primo luogo agli schiavi migliori e più intraprendenti, che andavano ricompensati per i loro servigi o che, magari, potevano comprare la libertà con quanto erano riusciti a mettere da parte. Per questo fra i liberti era così alta la percentuale di persone dinamiche, pronte a cogliere tutte le occasioni. I figli e i nipoti dei liberti più abili e fortunati acquistavano con il tempo la piena rispettabilità, e si univano alle antiche famiglie. Secondo Tacito, in senato si mormorava che il sangue di qualche antenato liberto scorreva nelle vene della maggior parte dei cavalieri, per non dire di molti fra i senatori stessi. (La nostra Storia)

Foto anteprima: By MM – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=36654165

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