Le opere di Giulio Cesare

Le opere di Giulio Cesare

Cesare sente la necessità di giustificare la sua opera. Nel De bello gallico presenta le attività nei vari conflitti e la grande conquista della Gallia come obiettivi indispensabili alla difesa del territorio romano minacciato dai pericoli esterni.

La guerra gallica è composta da 7 libri, ciascuno riguardante le vicende di un anno di guerra che portò sotto il dominio di Roma una provincia fondamentale (58-52). Il titolo originale dell’opera era probabilmente G. Iulii Caesaris commentarii rerum gestarum, con aggiunta dal sottotitolo “belli gallici“. Secondo la testimonianza del luogotenente Aulo Irzio, sono stati composti da Cesare nel periodo invernale del 52-51.

Libro I (58). Al termine di una descrizione ambientale della Gallia, sono narrate le campagne militari di Cesare per bloccare le migrazioni degli elvezi e dei suebi. Gli elvezi, in cammino verso la più accogliente Gallia occidentale, costituivano un pericolo per la provincia romana. Sconfitti sul Rodano presso Ginevra e poi a Bibracte, sono costretti a ritornare nei territori d’origine. Cesare affronta poi la tribù germanica dei suebi che, comandata da Ariovisto, si era insediata in Gallia; sconfitti in una battaglia campale in Alsazia sono costretti a riattraversare il Reno.

Libro II (57). Un diario della conquista della Gallia nord-orientale. Belgi, nervii e altre popolazioni stanziate tra il Reno, la Schelda, la Senna e l’Atlantico si erano coalizzate contro i romani. Il tempestivo intervento di Cesare sottomette tutto il territorio, dopo una lotta accanita. Il libro si chiude con un pubblico ringraziamento agli dei per la vittoria (supplicatio) di 15 giorni, decretato dal senato.

Libro III (56). Il racconto inizia con la campagna di Servio Galba, luogotenente di Cesare, contro la ribellione delle popolazioni delle Alpi Pennine (57) e tratta della conquista della Gallia occidentale e dell’Aquitania. I veneti della Bretagna, sconfitti in battaglie terrestri e navali condotte da Tito Labieno, sono decimati e venduti come schiavi; gli aquitani, alleati dei veneti, vengono sottomessi da Publio Crasso. L’ultima campagna termina a inverno già iniziato con la sottomissione dei mòrini e dei mènapi, stanziati nelle odierne Fiandre.

Libro IV (55). Vengono narrate le spedizioni contro i germani e contro i britanni. Cesare interviene al nord su richiesta dei mènapi il cui territorio era stato invaso dalle orde germaniche degli usipeti e dei tencteri. Annientati presso Aquisgrana, Cesare, per fare un’azione dimostrativa, insegue i superstiti attraversando il Reno su un ponte costruito in soli dieci giorni e devasta il territorio dei sicambri. È introdotta una breve digressione sui costumi dei germani e sulla loro tribù più potente e bellicosa, i suebi.Tornato in Gallia Cesare allestisce una spedizione oltre la Manica contro i britanni, che avevano aiutato i galli, ma senza molto successo per lo scarso numero di soldati impiegati e per una tempesta che distrugge parte delle navi. Dopo un mese è costretto al ritorno in Gallia.

Libro V (54). Parla della seconda spedizione in Britannia. Nell’inverno Cesare fa costruire una nuova flotta e in primavera riattraversa la Manica con 800 navi, 5 legioni e 2000 cavalieri; penetra nell’interno dell’isola e sconfigge ripetutamente le tribù guidate da Cassivellauno, spingendole a nord del Tamigi. Inizia la rivolta delle tribù della Gallia nord orientale, che attaccano le legioni romane sparse nei vari insediamenti invernali. Gli eburioni, guidati da Ambiorìge, travolgono 15 coorti romane.

Libro VI (53). Si narrano le gesta durante le operazioni militari contro Ambiorìge e gli alleati trèviri e menapi. Con 10 legioni, Cesare inizia la campagna contro gli insorti sconfiggendo i trèviri, i senoni, i menapi e altre tribù. Attraversa il Reno per intimidire i suebi che aiutavano gli insorti. Nella narrazione introduce un nuovo e più ampio excursus sugli usi, costumi e ordinamenti dei galli e dei germani. Con assalti continui stermina quindi gli eburoni, senza riuscire a catturare Ambiorìge.

Le opere di Giulio Cesare

Libro VII (52). Racconta la grande insurrezione generale dei galli guidata da Vercingetorige, re degli arverni. La situazione dei romani, sparsi nei vari accampamenti, si fa critica. Cesare accorre dalla Cisalpina in pieno inverno, distrugge Cenabum (Orléans) e Avaricum (Bourges), assedia senza successo Gargovia, capitale degli arverni. Gli edui aderiscono alla rivolta e Cesare, ricongiuntosi con difficoltà con le legioni del luogotenente Labieno, si ritira verso la Provenza. Vercingetorige, cercando di impedirgli la ritirata, si lascia coinvolgere in una battaglia campale e, sconfitto, si rinchiude in Alesia (Alise-Sainte Reine, in Borgogna) che viene da Cesare assediata e cinta da poderose fortificazioni e alla fine presa per carestia. Vercingetorige viene catturato.


DE BELLO CIVILI

La guerra civile è composta da 3 libri che narra gli avvenimenti relativi agli anni 49 e 48 a.C., dal celebre passaggio del Rubicone all’inizio della guerra alessandrina sino alla morte del rivale Pompeo. Il titolo dell’opera era probabilmente G. Iulii Caesaris commentarii rerum gestarum, sottotitolo belli civilis. Non si ha certezza sulla data di composizione e di pubblicazione.

Libro I. Nei primi capitoli viene illustrata la situazione politica di Roma; segue il leggendario passaggio del Rubicone, la conquista d’Italia, la fuga di Pompeo. Vengono trattati poi l’assedio di Marsiglia, la guerra in Spagna con la vittoria sui legati di Pompeo, Afranio e Petreio a Ilerda (oggi Lerida).

Libro II. Si narra la fine dell’assedio di Marsiglia, la resa delle ultime legioni pompeiane comandate da Varrone. Segue la sconfitta e la morte del luogotenente di Cesare, Curione, nella campagna militare in Africa contro i pompeiani e il loro alleato Giuba di Numidia.

Libro III. Si raccontano la guerra di Cesare contro Pompeo, in Epiro e in Tessaglia, la battaglia di Farsalo, l’inseguimento di Pompeo in Egitto, il suo assassinio da parte di Tolomeo, l’intervento di Cesare che rimette sul trono Cleopatra e l’inizio della guerra alessandrina.

©CapitolivmSj

Share