Il sito archeologico di Afrodisia

Il sito archeologico di Afrodisia

Afrodisia era un’antica città situata nella regione della Caria, una zona storica dell’ovest dell’Anatolia, oggi parte della Turchia. Sorgeva su un altopiano a circa 600 metri di altitudine, vicino alla valle del fiume Meandro. La città prende il nome dalla dea dell’amore e della bellezza, Afrodite (nota come Venere per i Romani), a cui era dedicato un tempio. Oggi, il sito archeologico di Afrodisia si trova nei pressi del villaggio di Geyre.

I primi insediamenti umani nella regione della Caria risalgono al VI millennio a.C., durante il Neolitico. Gli scavi hanno rivelato sette strati successivi di abitazioni, a partire dall’età del bronzo. I reperti più antichi trovati ad Afrodisia, come frammenti di ceramica, risalgono al periodo compreso tra il 2700 e il 2600 a.C., mentre alcune strutture, costruite in mattoni crudi con intelaiature in legno su fondamenta in pietra, datano tra il 2300 e il 2200 a.C.

Tra il 2200 e il 1600 a.C., Afrodisia faceva parte di una rete commerciale e culturale che includeva altre città dell’Anatolia, come Troia. Tuttavia, intorno al 1600 a.C., questa rete si disgregò, interrompendo i contatti commerciali con l’estero. A partire dal VI secolo a.C., la città iniziò a subire l’influenza culturale e artistica della vicina Grecia. Sono stati ritrovati numerosi frammenti di ceramica greca e ionica datati tra il VI e il V secolo a.C., anche se la ceramica lidia rappresenta l’unica produzione significativa in termini di qualità e quantità, attestando un forte legame culturale con quella regione.

Come accennato, la città era dedicata al culto di Afrodite. Lo storico e geografo Stefano di Bisanzio ha cercato di ricostruire l’evoluzione dei nomi attribuiti alla città nel corso del tempo, indicando i seguenti: città dei Lelegi, Megale Polis, Ninoe, e infine Afrodisia.

Di Bernard Gagnon – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=40684165

Il nome “Megale polis” richiama chiaramente la presunta grandezza di Afrodisia, anche se è stato stabilito che la città si sia sviluppata solo tra il II e il I secolo a.C. In precedenza, l’insediamento era caratterizzato più dal santuario (fondato intorno al III secolo a.C.) che dall’abitato stesso. Una spiegazione plausibile di questo nome è fornita dallo storico R. Pierobon Benoit, secondo il quale l’aggettivo “Megale” non si riferirebbe alla città, ma alla divinità, rendendo il significato “città della Grande (dea).” Il nome “Ninoe,” invece, è stato associato all’epiteto “Nin-Nana” di Astarte, oppure al leggendario re assiro Ninos, fondatore di Ninive e marito di Semiramide.

In realtà, la fondazione di Afrodisia come entità urbana si colloca non prima del II secolo a.C., quando la città era ancora un insediamento rurale poco sviluppato, centrato principalmente attorno al santuario dedicato alla dea.

Nel 167 a.C., i territori a sud del fiume Meandro, inclusa Afrodisia, ottennero l’indipendenza da Rodi, entrando così nell’orbita romana. Nel 133 a.C., Roma ereditò il regno di Pergamo dal re Attalo III, e nel 126 a.C. fu costituita la provincia romana d’Asia, che comprendeva anche la regione di Afrodisia.

Durante la prima guerra mitridatica, scoppiata nell’89 a.C., Mitridate, re del Ponto, riuscì a ottenere l’alleanza degli stati e delle città greche d’Asia, sfruttando il sentimento patriottico anti-romano. Roma, grazie all’operato del console Lucio Cornelio Silla, si alleò con le città dell’Anatolia meridionale, tra cui Afrodisia, che si schierò attivamente al fianco dei Romani. Gli abitanti di Afrodisia prestarono aiuto al proconsole romano Quinto Oppio, assediato a Laodicea, e anche se non riuscirono a impedire la caduta della città per mano delle truppe di Mitridate, il loro valore fu apprezzato dai Romani.

Secondo lo storico Appiano di Alessandria, durante le guerre mitridatiche, Silla, su indicazione dell’oracolo di Delfi, inviò nel 82 a.C. al santuario di Afrodite una corona e una doppia ascia d’oro, che furono successivamente raffigurate sulle monete della città. Questo gesto di Silla potrebbe essere stato un tentativo di consolidare i sentimenti filoromani in una regione che già gli era stata fedele durante la guerra, appena scossa da rivolte indipendentiste. Appiano suggerisce che l’omaggio a Afrodite potrebbe essere stato motivato dal legame tra la dea Venere, Enea (principe dei Dardani, un popolo dell’Anatolia), e Roma. Afrodisia rimase dunque una leale alleata politica e militare di Roma negli anni successivi.

Giulio Cesare concesse alla città alcuni privilegi, probabilmente il diritto di asilo per il santuario di Afrodite, e dedicò al tempio un Eros d’oro.

Nel 39 a.C., Ottaviano conferì alla città lo status di città libera e una serie di privilegi, che furono successivamente riconfermati dagli imperatori Adriano, Settimio Severo, Caracalla, Gordiano III e Decio. Fu proprio durante il periodo imperiale che Afrodisia visse il periodo più prospero della sua storia, rimanendo per tutta la durata dell’Impero un importante centro sia per il santuario che come polo di produzione artistica, grazie alle vicine cave di marmo.

Di Bernard Gagnon – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=40881038

Durante il III secolo d.C., Afrodisia divenne il centro amministrativo di una provincia combinata che comprendeva Caria e Frigia. Con la divisione dell’Impero Romano in due parti, la città seguì le vicende della parte orientale, diventando poi parte dell’Impero Bizantino. Nel IV secolo d.C., Afrodisia fu colpita da una serie di terremoti che causarono gravi danni alla rete idrica e infrastrutturale della città. Molti edifici furono distrutti e alcune zone furono soggette ad allagamenti. Con la diffusione del cristianesimo, nel V secolo d.C., il santuario dedicato ad Afrodite fu trasformato in una chiesa. Due secoli dopo, fu proposto di rinominare la città come Stauropolis, ma il nome non prese piede, e in epoca bizantina la città era conosciuta come Caria, da cui probabilmente deriva il nome moderno Geyre.

Nel 640 d.C., un altro devastante terremoto colpì la città, che non fu mai completamente ricostruita e venne gradualmente abbandonata fino al XIV secolo.

I primi scavi archeologici ad Afrodisia si svolsero tra il 1904 e il 1905, sotto la direzione di Paul Gaudin, concentrandosi principalmente sulle Terme di Adriano e portando alla luce numerose sculture ed elementi decorativi. Successivamente, nel 1937, altri scavi furono intrapresi da un team guidato da Giulio Jacopi, che si focalizzò sull’Agorà meridionale. Nel 1961, un gruppo di archeologi americani riprese le indagini, concentrandosi principalmente sul santuario di Afrodite e sul Teatro.

Il Tempio di Afrodite è il monumento principale della città. La struttura originaria del santuario era costituita da un peristilio di 8 x 13 colonne ioniche, alcune delle quali recano ancora i nomi dei donatori che contribuirono alla sua costruzione. Con la diffusione del cristianesimo, il tempio fu adattato a cattedrale: i muri della cella furono demoliti, il colonnato fu spostato per ampliare l’edificio, e vennero aggiunti nuovi muri sui lati corti per creare la facciata della cattedrale e l’abside, al cui interno si conservano affreschi risalenti all’XI e XII secolo. La statua della dea Afrodite, simile a quella di Artemide nel santuario di Efeso, è stata ritrovata e oggi è conservata nel museo archeologico della città.

A est del tempio si trova il Tetrapylon, uno dei monumenti più distintivi di Afrodisia, costruito nel II secolo come ingresso monumentale su una delle principali vie cittadine. Formato da quattro gruppi di colonne disposte in quadrato, il frontone del Tetrapylon è decorato con rilievi raffiguranti Amore e Vittorie. Sebbene distrutto da numerosi terremoti, il Tetrapylon è stato ricostruito nel 1990 grazie ai frammenti ritrovati durante gli scavi archeologici.

A sud del tempio, nel 1962, fu scoperta la cavea dell’Odeion, un piccolo teatro coperto edificato all’inizio del II secolo d.C. Dopo il terremoto del IV secolo, l’Odeion cessò di essere utilizzato per rappresentazioni teatrali e fu destinato a conferenze e riunioni cittadine. L’Odeion è collegato al palazzo del vescovo, un complesso residenziale con un peristilio colonnato, utilizzato durante l’epoca bizantina.

A nord del tempio si trova lo Stadio, costruito tra il I e il II secolo d.C., uno degli stadi meglio conservati del Mediterraneo. Lungo circa 262 metri e largo 59 metri, poteva ospitare fino a 30.000 spettatori. I suoi lati lunghi sono leggermente curvati per migliorare la visibilità degli spettatori.

Dopo l’invasione dei Goti nel 260 d.C., furono costruite mura difensive lunghe circa 3,5 km, che furono ricostruite nel IV secolo utilizzando materiali recuperati da altri edifici della città. Le mura circondano l’Agorà, il portico di Tiberio, il Teatro e le Terme di Adriano.

Il portico di Tiberio, una piazza porticata, prende il nome da un’iscrizione dedicata all’imperatore romano. Sul lato orientale della piazza sorge una porta monumentale eretta nel II secolo d.C., che fu successivamente trasformata in un ninfeo dopo i terremoti del IV secolo.

A ovest del portico si trovano le Terme di Adriano, un grande complesso termale costruito nel II secolo d.C., scoperto nel 1904. All’interno delle terme sono state ritrovate numerose sculture, tra cui il gruppo di Achille e Pentesilea e Menelao che sorregge il corpo di Patroclo.

Di Dpalma01 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=480025

Il Teatro di Afrodisia fu costruito prima rispetto ad altre strutture significative della città. Inaugurato nel 27 a.C., subì modifiche nel corso del II secolo per poter ospitare i giochi gladiatori. Il devastante terremoto del VII secolo, che causò gravi danni alla città, provocò il crollo della parte superiore del teatro, che venne successivamente interrata. Nuove abitazioni sorsero sopra i resti del teatro. La struttura poteva accogliere fino a 5.000 spettatori, e nel IV secolo, una piazza quadrangolare in marmo fu creata alle sue spalle.

Un altro monumento di grande rilevanza ad Afrodisia è il Sebasteion, dedicato al culto dell’imperatore Augusto (noto come Sebastos in greco) e ai suoi successori della dinastia giulio-claudia. Il complesso era costituito da due lunghi portici paralleli, separati da un viale processionale e terminanti in una porta monumentale. Il Sebasteion, scoperto durante gli scavi del 1979, presentava portici su tre livelli: al piano terra, un portico con semi-colonne doriche e botteghe; al secondo livello, edicole chiuse da semi-colonne ioniche; e al terzo livello, semi-colonne corinzie. Le edicole del secondo livello erano decorate con bassorilievi raffiguranti scene mitologiche ed eroi greci, mentre quelle del terzo livello celebravano Augusto e altre figure della dinastia giulio-claudia. Il sito archeologico di Afrodisia è stato riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO il 9 luglio 2017.

Lascia un commento