Viminacium fu una delle principali città romane e un importante accampamento militare tra il I e il VI secolo d.C. Situata nei pressi dell’odierna Kostolac, a circa 70 km da Belgrado in Serbia, la città sorse nel I secolo d.C. lungo le sponde del fiume Mlava, un affluente del Danubio. Inizialmente concepita come un semplice campo militare durante il regno di Augusto o nei primi anni del regno di Tiberio, Viminacium si trasformò in una fortezza legionaria dopo l’annessione della Tracia all’Impero nel 46 d.C. In quel periodo, la legione stanziata a Naissus (l’attuale Niš, anch’essa in Serbia) fu trasferita a Viminacium, che divenne così sede della VII Legione romana, conosciuta come Legio VII Claudia pia fidelis.
Durante il regno di Adriano (117 – 138 d.C.), Viminacium ottenne lo status di municipium, acquisendo una certa autonomia amministrativa. Successivamente, la città fu elevata al rango di capitale della provincia della Mesia superiore.
Oltre a essere un rilevante centro militare, Viminacium fu teatro di importanti eventi storici. È documentato che l’imperatore Settimio Severo visitò la città almeno due volte, accompagnato dalla moglie Giulia Domna. Inoltre, fu a Viminacium che il loro figlio, Caracalla, fu proclamato Cesare nel 196 d.C. La regione circostante vide la nascita di 18 imperatori romani, tra cui Costantino il Grande, nato nella vicina Naissus.
Nel 239 d.C., durante il regno di Gordiano III, Viminacium ottenne il titolo di colonia romana, con la conseguente istituzione di nuove autorità locali e il diritto di coniare monete proprie, principalmente in bronzo. Queste monete furono emesse per diversi imperatori, da Gordiano III fino a Gallieno, che regnò dal 253 al 268 d.C. In questo periodo, la città divenne anche una base della flotta fluviale romana e un importante posto di controllo doganale.
Il rapporto tra Gallieno e Viminacium fu sempre caratterizzato da tensioni. La città serba, infatti, si schierò dalla parte del governatore della Pannonia, Ingenuo, durante il suo tentativo di usurpare il trono che apparteneva legittimamente a Gallieno. Nel 258 d.C., alla morte di Publio Valeriano, figlio di Gallieno e affidato alle cure militari di Ingenuo, quest’ultimo approfittò della cattura dell’imperatore Valeriano da parte dei Sasanidi per autoproclamarsi imperatore, cercando di prendere il controllo del regno di Gallieno, impegnato a difendersi da vari usurpatori. Gallieno reagì prontamente, richiamando le sue truppe dalla Gallia e marciando rapidamente contro Ingenuo. La battaglia decisiva si svolse probabilmente a Mursa, nell’odierna Croazia, nel 260 d.C., e si concluse con la vittoria di Gallieno. Ingenuo morì nello stesso anno, anche se non è chiaro se perì in battaglia o si tolse la vita per evitare la cattura. Per il suo sostegno a Ingenuo, Viminacium fu punita da Gallieno, che le revocò i privilegi di colonia romana, infliggendo un duro colpo alla città fortificata.
Nonostante questa punizione, Viminacium continuò a giocare un ruolo significativo nella storia romana. Intorno al 320 d.C., la città accolse l’imperatore Costantino, impegnato in campagne militari contro varie popolazioni germaniche e sarmatiche. Inoltre, nel 337 d.C., Viminacium fu il luogo in cui i tre figli di Costantino – Costante I, Costantino II e Costanzo II – si incontrarono per spartirsi l’Impero.
Nel 441 d.C., la città subì una devastante invasione da parte degli Unni guidati da Attila, che la distrussero. L’imperatore Giustiniano tentò di ricostruirla parzialmente, ma nel 584 d.C. gli Avari la raserono definitivamente al suolo.
Gli scavi archeologici a Viminacium iniziarono nel 1882 e continuarono per tutto il XX secolo, sostenuti dalla dinastia reale degli Obrenovic. Nel 1977, durante i lavori per la costruzione di centrali elettriche a cielo aperto a Drmno, a sud-ovest della città, furono scoperte nuove aree di interesse archeologico, tra cui una vasta necropoli. Finora sono state identificate più di 13.500 tombe, molte delle quali decorate con splendidi affreschi. Due di queste tombe presentano affreschi che raffigurano culti pagani, con vivaci rappresentazioni di flora e fauna, mentre altre sono state catalogate come cristiane.
Nel 2016, una scoperta eccezionale fu fatta dal team archeologico guidato dal dottor Miomir Korać, direttore dell’Istituto archeologico SANU e del “Progetto Viminacium”. All’interno di una tomba furono trovate due lastre d’oro e una d’argento con iscrizioni misteriose. Una delle lastre riporta in alfabeto greco i nomi di divinità e demoni associati alle culture assira, babilonese ed egiziana. L’elemento enigmatico di questa lastra è il fatto che il testo sia scritto verticalmente anziché orizzontalmente, un dettaglio che gli studiosi non sono ancora riusciti a decifrare. In totale, sono citati 16 tra demoni, divinità e spiriti, e secondo Korać, l’elenco di questi nomi aveva lo scopo di proteggere il defunto dai demoni conosciuti. Chi ha realizzato questa lastra, presumibilmente la famiglia del defunto, doveva avere una profonda conoscenza della mitologia delle principali civiltà dell’epoca.
Nella necropoli dove sono state rinvenute le lastre d’oro e d’argento, si trovano sia tombe pagane che cristiane, suggerendo che a Viminacium le due comunità convivessero, nonostante le tensioni dei primi anni della diffusione del cristianesimo nell’Impero Romano. Korać evidenzia che solo una piccola parte, circa il 4%, del sito di Viminacium è stata esplorata fino ad oggi, e prevede che le future indagini archeologiche su questa antica città-fortezza porteranno alla luce una grande quantità di nuove informazioni.
Gli scavi condotti finora su oltre 450 ettari del sito hanno già riportato alla luce più di 32.000 reperti e numerosi edifici significativi, tra cui palazzi monumentali, terme, un anfiteatro, e complesse infrastrutture come strade, acquedotti e canali. Questi ritrovamenti confermano l’importanza di Viminacium come centro di potere romano in questa parte del confine danubiano. L’anfiteatro di Viminacium, con mura perimetrali in pietra e cavea in legno, è probabilmente raffigurato sulla colonna di Traiano a Roma, in particolare nella scena n. 25. L’imperatore Traiano stesso soggiornò nella fortezza durante l’inverno del 101-102 d.C.
Le terme pubbliche, costruite tra il III e IV secolo d.C., non erano solo destinate all’igiene, ma fungevano anche da luoghi di incontro e svago, dove si svolgevano diverse attività sociali. Finora sono state scoperte sei piscine, con pareti decorate con motivi floreali e animali, oltre a una sala per i massaggi. È stato trovato in buone condizioni anche il calidarium, la sezione destinata ai bagni caldi e di vapore, collegato a un acquedotto che si estendeva per circa 10 km, il più grande della città.
Recentemente, è stata ricostruita una tipica domus di Viminacium, una replica fedele di una casa romana, completa di colonnati, colori e arredi, con l’obiettivo, secondo Nemanja Mrđić, direttore dell’Istituto Archeologico della Serbia, di ricreare un intero villaggio romano, comprensivo di botteghe, terme, e spazi pubblici e privati. Questo progetto mira a far rivivere la quotidianità dell’Impero Romano ai visitatori, contribuendo a incrementare il turismo e l’occupazione.
Negli ultimi anni, il sito archeologico di Viminacium ha continuato a restituire reperti di grande valore. Oltre alle lastre scoperte da Korać nel 2016, nel 2012 è stata trovata una statuetta di una divinità femminile risalente a circa 4000 anni fa, nel 2013 un altare dedicato alle ninfe, e nel 2014 una statua di marmo e una collana d’oro di epoca romana. Nel giugno 2018 è stato scoperto un sarcofago rettangolare incredibilmente intatto, contenente due scheletri adornati con gioielli in oro e argento. Secondo Ilija Mikic, antropologa e ricercatrice, i resti appartenevano a un uomo di mezza età e a una donna tra i 25 e i 30 anni. La donna era stata sepolta con tre delicate bottiglie di vetro per profumo, orecchini d’oro, una collana, un elegante specchio d’argento e diverse forcine preziose. Sull’uomo sono stati ritrovati una fibbia di cintura d’argento e resti di calzari, indicando che entrambi appartenevano a una classe sociale elevata.