Il tragico destino di una donna innamorata: Alcesti

Durante la stagione 2016, la fondazione INDA ha messo in scena, nel celebre teatro greco di Siracusa, tre delle più rinomate tragedie del mondo antico: Alcesti di Euripide, Elettra di Sofocle e Fedra di Seneca. Il filo conduttore di questo 52° ciclo di rappresentazioni classiche appare evidente: le donne e il loro spirito di sacrificio.

Nel Simposio di Platone (178 b-d) si recita: “Il coraggio è ispirato da un dio ma in realtà è Amore che rende l’uomo divino. Per questo chi ama è disposto a morire per l’altro; non solo gli eroi – non solo Achille per Patroclo – ma anche una donna, Alcesti che per amore dello sposo compì un atto così grande che le fu concesso di tornare dall’aldilà”.

Ma facciamo ora un passo indietro e vediamo come sono andate esattamente le vicende della nostra eroina. Admeto, re di Fere, città della Tessaglia, grazie a un favore fatto ad Apollo, era riuscito ad ottenere il dono di poter sfuggire alla morte se qualcuno avesse preso il suo posto. Arrivato il momento cruciale, Ferete, padre di Admeto, si rifiuta di prendere il posto del figlio: sarà allora la fedele moglie Alcesti a sacrificarsi per il marito; dopo un commovente addio ai propri figli e al marito, viene portata via da Thanatos. Successivamente arriva Eracle presso la casa di Admeto e l’eroe viene trattato con le dovute attenzioni ricevendo l’adeguata ospitalità ma capisce la situazione di lutto a causa di una discussione fra Ferete e il figlio: quest’ultimo riteneva il genitore responsabile della tragica sorte di Alcesti e lo accusava di egoismo dal momento che aveva già vissuto una lunga vita. Eracle, allora, mosso dal commovente spirito di sacrificio della donna, raggiunge Thanatos e la riporta indietro velata. Admeto la riconosce e alla coppia è riservato un happy ending.

«Il tempo ti consolerà: non è più niente chi muore – o nella traduzione di Pontani: Il morto giace il vivo si dà pace.» (Alcesti ad Admeto, v.381)

Il tragico destino di una donna innamorata: Alcesti

Sembrerebbe quindi che Alcesti sia una semplice eroina da telenovela, una di quelle che sono così innamorate da sentirsi capaci di sfidare tutto e tutti. Platone però non la pensava così e infatti, sempre nel Simposio asserisce: “Credi forse che Alcesti sarebbe morta per Admeto, o Achille per Patroclo, se non avessero creduto che il ricordo della loro gloria sarebbe stato immortale? […] amore di gloria li ha portati a scegliere la morte”.

Ebbene sì, Alcesti si sarebbe sacrificata solo per dare prova della sua aretè (virtù), per essere considerata al pari di un eroe che muore dignitosamente in battaglia e, di conseguenza, si contrappone nettamente sia ad Admeto che ai suoi genitori poiché nessuno di loro voleva prendere il posto del figlio.

A uscire poco dignitosamente dalla scena saranno dunque i genitori di Admeto, Admeto stesso poiché non ha avuto il coraggio di accettare il proprio destino e anche Eracle che si era dimostrato un vero e proprio antieroe dal momento che non aveva capito subito il clima del lutto che vigeva in quella casa. A favore di Admeto c’è solo la sua ospitalità dimostrata nei confronti di Eracle poiché, secondo la cultura ellenica, l’ospite era sacro agli dèi e doveva essere accolto con il massimo rispetto e al meglio che si poteva.

italiano-lezioni: Articolo I | Euripide

Il valore dell’ospitalità, purtroppo, oggi non è più lo stesso ma in Grecia sembra essere rimasto intatto: basta pensare alle isole del mar Egeo che accolgono ogni giorno un gran numero di immigrati provenienti dall’Europa orientale e dal Medioriente. Per questo loro atto d’amore e di solidarietà, gli abitanti di queste isole, in particolare quelli di Lesbos, sono stati candidati al premio Nobel per la pace per il loro contributo umanitario che è stato di grande esempio per tutte le nazioni europee.

Il sacrificio di Alcesti - Johann Heinrich Tischbein — Google Arts ...

E’ sorprendente notare come Ferete abbia preferito una vita vissuta fino all’ultimo istante con il fardello del suo egoismo piuttosto che morire da eroe come un padre farebbe per il proprio figlio. A questo punto il vero antieroe potrebbe benissimo essere lui invece del rozzo e distratto Eracle ma quest’ultimo riesce con il suo gesto a mantenere viva la sua immagine di eroe clemente e magnanimo. Eracle, unitamente agli altri personaggi e opere del tragediografo Euripide, riesce a rappresentare bene la crisi che la società ellenica stava attraversando. Nonostante il prologo riportasse anche il finale della rappresentazione, gli spettatori seguivano attentamente perché l’attenzione era rivolta ai dialoghi introspettivi e tracciavano un profilo psicologico dei personaggi. I drammi di Euripide ribaltano il sistema dei personaggi perché quello maschile non è più un eroe forte e sicuro di sé e a prendere il suo posto sarà quello femminile mosso dalla propria sensibilità. Il ferreo rispetto delle leggi e l’attaccamento ai valori tradizionali vengono messi in discussione dai sentimenti e dalla situazione in cui si trovano i personaggi euripidei.

Anche per oggi la piacevole chiacchierata con Atena giunge al termine e, con la speranza che il caffè sia stato di vostro gradimento, la dea spera di rivedervi al prossimo appuntamento! Mi raccomando non mancate!

Maria Stupia

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